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MONTENEGRO: Il Paese si svende per risanare il bilancio

Creato il 03 ottobre 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 3 ottobre 2012 in Balcani Occidentali, Montenegro, Slider with 0 Comments
di Emanuele Cassano

Petrolio

Il Montenegro “mette all’asta” il proprio petrolio. Il governo montenegrino ha infatti deciso di annunciare proprio in questi giorni una gara d’appalto per lo sfruttamento del petrolio nazionale. In questa gara, che si chiuderà il prossimo giugno, è prevista la partecipazione di almeno una ventina di importanti compagnie mondiali ed europee, tra cui la norvegese Statoil e la statunitense Exxon: chi si aggiudicherà l’appalto potrà usufruire di un’area pari a 3.100 chilometri quadrati per estrarre dal sottosuolo petrolio e gas. Intanto si stima, secondo alcune indiscrezioni, che il paese prenderà dal futuro concessionario circa il 70% del profitto netto, di cui una parte finirà in un fondo appositamente creato, mentre la rimanente andrà a risanare il bilancio. Questa è solo l’ultima mossa della strategia dello sviluppo energetico del Montenegro, che dopo avere investito molto sullo sfruttamento dell’energia idroelettrica, stanziando più di due miliardi di euro per la costruzione di un gruppo di centrali distribuite su tutto il territorio, spera di fare entrare il paese balcanico nel mercato internazionale del petrolio.

Ma il petrolio c’è o non c’è?

Nonostante sia appena partita la “caccia all’oro” (quello nero in questo caso), il petrolio montenegrino però, di fatto, non è ancora stato scoperto. Non mancano comunque i presupposti per credere nell’esistenza di giacimenti petroliferi sul fondale del Montenegro: il bacino dell’Adriatico è infatti una zona ricca di petrolio, a partire dal versante italiano, dove oltre a giacimenti petroliferi sono presenti anche giacimenti di gas; giacimenti che proprio pochi mesi fa attirarono l’interesse di compagnie internazionali come la Northern Petroleum e la Petroleum Geo Service Asia Pacific, intenzionate a sondare le coste pugliesi in cerca dell’oro nero. Riserve di petrolio sono presenti anche in Bosnia e in Albania, mentre la Croazia è ricca di gas: nulla impedisce quindi di ritenere che anche il Montenegro possa scovare i suoi giacimenti. Ne è convinto anche il ministro dell’Economia Vladan Dubljević, il quale sostiene che il governo montenegrino ha deciso di avviare tale iniziativa spinto proprio da questa convinzione, che, come visto, non pare del tutto infondata.
Ad avvalorare questa tesi ci sono inoltre i risultati delle ricerche condotte negli ultimi decenni, che hanno sì confermato la presenza di petrolio, ma che comunque, dati i mezzi disponibili al tempo di tali rilevamenti – inadatti per una sufficiente penetrazione nel sottosuolo – non hanno mai dato i risultati desiderati.

Un paese aperto agli investimenti esteri

Con questa recente iniziativa atta a favorire lo sfruttamento del petrolio nazionale da parte di compagnie estere, il Montenegro si sta dunque confermando come paese largamente aperto verso gli investimenti stranieri, di cui la recente gara d’appalto indetta per lo sfruttamento del petrolio è solo l’ultimo dei casi.
Già ai tempi della Jugoslavia di Milošević, il Montenegro abbandonò il dinaro, valuta locale, per adottare il marco tedesco, in modo da chiarire che il paese voleva attuare una politica economica indipendente da quella serba. Con la raggiunta indipendenza, nel 2006, il Montenegro adottò unilateralmente l’euro, approfittando così della stabilità monetaria di tale valuta per aprirsi agli investimenti stranieri.
Da quel momento, grazie anche al fatto di avere guadagnato lo status di paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea – status conferitogli nel 2010 – il Montenegro ha intrapreso una serie di iniziative che hanno previsto l’indizione di gare d’appalto volte ad attrarre capitali esteri che riempissero le casse del paese.

Il Montenegro in vendita

Un esempio è rappresentato dalla gara indetta per la privatizzazione dell’area portuale di Bar, il più importante porto montenegrino: progetto che ha attirato l’attenzione di parecchi paesi europei, nonché potenze economiche mondiali come Stati Uniti e Cina. Il porto di Bar fa gola anche alla Serbia, che avendo perso, proprio con l’indipendenza del Montenegro dall’allora Unione Statale di Serbia e Montenegro, il suo unico sbocco sul mare, ha visto in questo progetto l’opportunità di colmare almeno parzialmente questa grave perdita; senza inoltre dimenticare i grandi vantaggi economici e commerciali che questa operazione le avrebbe potuto dare.
Un altro esempio dell’apertura del paese verso gli investimenti stranieri è rappresentato dal doppio tentativo di privatizzare la compagnia aerea di bandiera Montenegro Airlines: il governo mise in vendita il 30% delle quote di mercato della compagnia, spinta anche dalle ingenti perdite che la compagnia ha fatto registrare negli ultimi anni (3,6 milioni di euro nel 2010), con i debiti che sono arrivati persino a superare di ben tre volte gli introiti.

A Podgorica si augurano dunque che questa decisa apertura verso gli investimenti esteri, che il Montenegro scovi o meno importanti giacimenti di petrolio nel proprio sottosuolo, possa dare un importante contributo per appianare i debiti dello Stato e a sanare il bilancio di un paese che sente un forte bisogno di consolidamento finanziario, soprattutto se nell’immediato futuro vorrà entrare a far parte dell’Unione Europea.

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Tags: adesione Ue, Emanuele Cassano, gare d'appalto, giacimenti di idrocarburi, Montenegro, pareggio di bilancio, petrolio, porto di Bar, Serbia, Unione Europea Categories: Balcani Occidentali, Montenegro, Slider


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