di Luigi Montonato. Si era proposto come colui che avrebbe cambiato la mentalità degli italiani. Chi è? Ma Mario Monti! Il Ragioniere di Napolitano, fatto Senatore a vita. Siccome non c’è innamoramento– direbbe Francesco Alberoni – che non riguardi almeno due persone, è molto probabile che Monti abbia accettato l’incarico di presiedere il governo salva-reputazione dell’Italia previa la nomina a Senatore a vita. Se, invece, si è trattato di un matrimonio combinato, come è assai più probabile, e quindi con l’intervento di terzi e magari con qualche prete di mezzo, allora la nomina di Senatore a vita è stata debitamente negoziata, come una volta i consuoceri negoziavano la dote dei figli per il matrimonio. Io do questo se tu dài quest’altro.
Un marchingegno della più bella tradizione italiana, o se vogliamo un’operazione di bassa trama, che ricorda intrecci plautini, intrighi da
Mandragola, la bella commedia di Machiavelli. Forse anche per questo a Monti è venuta la brillante idea di esorcizzare la bassezza dell’azione compiuta, ossia la discesa vera, con la salita presunta. Il principio di Archimede vale anche in politica, è la sua giusta metafora. Un corpo immerso nell’acqua riceve una spinta dal basso in alto direttamente proporzionale al suo peso. E difatti Monti galleggia.
Fino alla vigilia della sua“salita” in politica si poteva rimanere perplessi. Chi sarà mai questo incauto riformatore di coscienze e di abitudini in un paese che ne ha viste più di tutti gli altri della terra messi assieme? Quest’emulo di Martin Lutero? Perplessità legittime. Ma ora, è tutto chiaro. Il riformatore risulta sempre più riformato. Bugiardo, improvvisatore, promettitore, arrampicatore, qualcuno direbbe gay col culo degli altri, un Cagliostro dei nostri tempi.
Dopo il berlusconismo, ecco il montismo! Che cos’è? E’ la tendenza a credersi padreterni tra poveri cristi, una sindrome tipica dei professori, che sanno tutto, che non conoscono esseri a loro superiori, che di recente ha colpito anche magistrati, giornalisti e uomini di cultura in generale. Esempi a bizzeffe. A sentire i vari Grasso, Ingroia, Dambruoso, Mineo, Sechi, Mucchetti, mo’ che arrivano loro in Parlamento, apriti cielo! L’Italia sarà rivoltata come un calzino, gli italiani diventeranno un ibrido tra inglesi e giapponesi, esempi insuperabili di coerenza, tenacia, onestà. Ognuno si sente un Attila che non farà crescere erba-corruzione sul terreno da dove passa.
Le esperienze infelici dei loro predecessori non hanno insegnato nulla. Si è visto cosa sono riusciti a fare finora i tanti padreterni calati in politica per graziosa cooptazione del cosiddetto
Porcellum! Qualche sera fa Pierangelo Buttafuoco, posto tra Mineo e Sechi, tutti ospiti della trasmissione“In onda” del duo Telese-Porro, li bacchettò di santa ragione, tra sberleffi e sfottò. Che figura di cazzo, i due promessi riformatori! Prima potevano anche turlupinare il pubblico dietro la maschera dell’obiettività giornalistica; ora non li crede più nessuno, maschere diventate di altri. Che figura di cazzo quel Mucchetti l’altra sera a “Otto e mezzo” dalla Gruber di fronte ad un Formigoni che giocava come il gatto col topo! Non sarebbe stato meglio se il Mucchetti avesse continuato ad essere maschera di se stesso anziché maschera di altri? Aveva una reputazione! Ed ora?
Questi signori, pur con tanta cultura, che se fosse colesterolo o glicemia schiatterebbero secchi all’istante, non sanno che la politica è governata da fattori che sfuggono perfino a quei politici col bernoccolo e che uno può essere una mente divina in un campo come la filosofia, il diritto, la letteratura, il giornalismo o la medicina, ossia nel proprio settore, da dove può anche incidere e contare, ma trasferito in politica è come l’albatro di Baudelaire: fa ridere e diventa gioco degli altri. Quanti italici geni non seguirono Berlusconi nel 1994? Perfino Monti ha detto che allora lo votò. Giornalisti, filosofi, scrittori lo seguirono per allontanarsene appena si accorsero che lì non solo non avevano niente da fare ma non contavano nulla. Perfino un filosofo come Lucio Colletti! Gli smaliziati come
Giuliano Ferrara e Vittorio Sgarbi, che la storia la conoscono molto bene, non hanno mai lasciato i ferri del mestiere e hanno mantenuto sempre una loro autonomia, con un piede ben saldo nel loro settore di competenza e di potere. Si capisce! Perché l’una cosa va con l’altra.
Tra berlusconismo e montismo si sta prosciugando il patrimonio del Paese. L’uno e l’altro fanno credere a tanti personaggi, eccellenze nel loro campo, di avere finalmente il loro autore che li renderà importanti e immortali. Una vera pandemia. Bersani, anche lui, candida ogni persona dal nome importante. Dice: ma c’è qualcuno della società civile più civile di Ambrosoli? Discorsi da ragazzini tifosi. E Ingroia, che fa? Candida perfino la sorella di quel Cucchi, morto non si sa come in carcere, dove era finito per affari di droga.
Ora Monti – per tornare a bomba –promette, fa cioè una cosa che lui diceva che non avrebbe mai fatto. L’Imu? Si può rivedere. La riforma Fornero? Si può rivedere. Il redditometro? Non so cosa sia, l’ha fatto Berlusconi. Le tasse? Si possono abbassare. E via di seguito. Monti non conosce né scorno né buongiorno, come si dice giù da noi, nel Salento, per significare la spregiudicatezza di certe affermazioni e di certi comportamenti.
Ma la cosa che più colpisce di questa campagna elettorale e dei suoi protagonisti è la manfrina tra Bersani e Monti, che si dicono
competitors ma procedono divisi per fottere uniti. Ecco, il pericolo più volte denunciato dell’ennesima truffa agli italiani! Che Bersani e la sinistra potessero vincere le elezioni era auspicabile, che dovessero governare il Paese era più che legittimo dopo il disastro dell’esperienza berlusconiano-finiana, ma che si dovesse giungere alla truffa di una coalizione, in cui è compreso lo stesso Fini, è la prova che in Italia nulla mai cambia davvero. Se le cose dovessero andar male, chi potrà dire che la colpa è di Bersani? Questi potrà sempre dire che la colpa è di Monti. Come è accaduto in Italia per sessant’anni, nel corso dei quali la Democrazia cristiana, pur potendo governare da sola, si portava appresso piccoli alleati, Psi-Psdi-Pri-Pli, sui quali scaricare la colpa dei fallimenti. Ma almeno la Dc aveva cavalli di razza nella sua scuderia. Oggi si vedono soltanto muli, con rispetto parlando per le bestie.
Featured image La mandragola, commedia in 5 atti di Niccolò Machiavelli.
Tagged as: Attualità, crisi, Giornalismo online, giornalista digitale, montismo, opinioni online, Politica, Rosebud - Giornalismo online
Categorised in: 846, Politica, Tutti gli articoli