Monti bis: e continuano a chiamarla democrazia

Creato il 28 settembre 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Lo dice dagli Stati Uniti. Vanta un 37% di preferenze che nessuno ha visto e che non vuole mettere in piazza, per evitare le contestazioni. Ci vuole coraggio a chiamarla democrazia. Ma è solo colpa di Monti e dei poteri forti? Etereo. Non lo incontri in piazza, tra comizi o festicciole di partito, non gira l’Italia in camper né incontra movimenti giovanili di sorta. E’ quanto di più distante dalla realtà potesse essere imposto ad una nazione abbattuta dalla contraerea del centrodestra. Ne avevamo già parlato ad agosto, in questo pezzo.

Monti è  sempre più simile al Grande Fratello orwelliano, riesce a trasformare un pezzo di letteratura in un testo di attualità. L’Italia è ormai distopica, le eminenze grigie hanno studiato il piano nei minimi particolari: nominare un Senatore a vita, che non avrà quindi la necessità di candidarsi; metterlo alla testa di un governo tecnico, che è comunque retto trasversalmente dalla mediocre classe dirigente italiana; (provare a) far credere che ci siano dei paletti irremovibili che si chiamano Euro ed Europa; far incensare le politiche socialicide dell’esecutivo dai poteri economici che vogliono la distruzione dello stato sociale, in modo da poter soggiogare definitivamente il popolo alla logica dei potentati della finanza. Un Monti Bis, senza che prima ci siano stati il bene della ripresa economica ed il bravo del corpo elettorale.

Prima di dare giudizi affrettati sull’operato del governo dei tecnici, si prenda atto delle menzogne che il premier propina quotidianamente alla pubblica opinione: in Italia cerca di prendere tempo, dice di non voler proseguire l’esperienza del governo tecnico; in America, dice esattamente il contrario, si rende disponibile per il bene del paese, mettendo in evidenza la sua posizione di Senatore a vita che non gli “consente” di candidarsi.

No, non siamo così fessi da non conoscere le vicende istituzionali che riguardano la figura dei Senatori a vita (la famosa questione pertiniana, sul numero dei cinque senatori a vita, nominabili da ciascun Presidente della Repubblica, giusta l’interpretazione della giunta del regolamento senatorio).  Di certo, nel silenzio della legge, Monti potrebbe rassegnare le dimissioni dalla carica di Senatore a vita e presentarsi al corpo elettorale per misurare effettivamente la sua percentuale di gradimento. Allora, lì sarebbe davvero legittimato a governare. 

Impossibile: in Italia non ci si dimette mai, nemmeno dopo essersi macchiati di reati che rendono la carica incompatibile  con la necessità di rappresentare i rappresentati.  Ma proviamo a leggere tra le righe del discorso tenuto da superMario al Council of foreign relations.

Giano bifronte parla negli States: vuol rassicurare tutti  (i mercati, mica il popolo sovrano!)  e si dichiara disponibile ad un secondo mandato. Riprende, non sappiamo quanto volontariamente, le dichiarazioni di qualche settimana fa, quando si affrettò a dire che le riforme iniziate dal suo esecutivo non dovrebbero essere ritoccate dal governo a seguire.

La riforma del lavoro che tanti danni ha causato all’Italia, insomma, non deve essere ritoccata. Tanto meno l’IMU (quella che, ovviamente, Berlusconi toglierebbe…) e la riforma delle pensioni.

I caratteri del colpo di stato ci sono tutti: una forza interna al regime, il Presidente Napolitano, fine stratega e garante di un sistema che non deve collassare; l’instaurazione di un regime in cui i partiti politici si impegnano a sostenere l’insostenibile pur di conservare i propri privilegi; i mezzi di comunicazione giocano un ruolo ambiguo, esaltando un salvataggio dell’Italia che non vediamo, esaltando un modello di economia che ha mostrato chiaramente i suoi fallimenti.

Quello che vediamo, invece, è l’allungarsi delle file di cittadini dinnanzi ai banchi della Caritas,la crisi dei consumi,il lavoro sempre più raro ed i licenziamenti sempre più facili, i suicidi di cui ormai non si parla più.  L’unica certezza, oltre all’incapacità cronica e conclamata di Marchionne di riportare la Fiat agli antichi (quali?) fasti è l’Euro, più intoccabile di Eliot Ness. In nome del soldo stanno svendendo i popoli.

Che dir se ne voglia, in Italia, è in atto un vero e proprio colpo di stato: non nella forma, ma nella sostanza. Fior di costituzionalisti si pronunceranno in tal guisa, rivangando la storia del ribaltone del 1995. E su questo siamo profondamente in accordo, perché la colpa non può ricadere sul Premier nominato, bensì sul vincolo fiduciario che le camere instaurano con un personaggio non investito di consenso popolare.

Ovviamente i partiti sorreggerebbero qualsiasi cosa, pur di non vedersi scalzare dalle posizioni di comando che fino ad oggi hanno detenuto. Primo su tutti Casini che, dall’alto del suo 5%,  legittima il bocconiano che ha messo sul lastrico l’Italia dei cittadini. Speriamo che siano gli elettori a non legittimare ulteriormente il segretario UDC: pensiamo che quasi trent’anni di parlamento siano sufficienti ad accumulare un discreto patrimonio. Come dire, sarebbe pure l’ora di godersi la vecchiaia.

Lo scenario prospettato è di quelli bui: Monti ha probabilmente quel 37% di gradimento (inteso come 25% del PD, 12% del PdL) e quindi necessita solo di un 14% da raccogliere tra altri tirapiedi a scelta. Ce la faranno?

Probabile, per non dire quasi certo. Purtroppo.


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