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Monti getta la maschera sulla sua vera missione

Creato il 23 dicembre 2012 da Peppiniello @peppiniello

Monti getta la maschera sulla sua vera missione

Finalmente il supermario nazionale ha gettato la maschera. Finalmente, dopo la conferenza stampa di oggi, con cui si è congedato dall’attività di governo, è possibile fare chiarezza; non tanto sui fatti, sulle conseguenze dei 13 mesi di cura monti (quelli sono agli atti, e nessuno può negare il peggioramento di tutti i dati rilavanti: salito il debito pubblico, salita la spesa pubblica, salite le tasse, aumentata la disoccupazione, aumentata la repressione fiscale, aumentati i suicidi, e, dulcis in fundo, il pil è continuato a contrarsi, così come la produzione industriale) ma sulle intenzioni di supermario. Perchè, volendo essere onesti, quello che noi ci auspicheremmo da un governo, ossia attività volte a ridurre l’estensione del perimetro pubblico, sappiamo bene quanto siano difficile da mettere in atto; e non possiamo colpevolizzare troppo chi, pur provando, fallisca; il punto però, sono le idee di monti, quelle da cui è animato.

Monti è un uomo di stato: cioè, uno statalista. Uomo di stato prima europeo (di quell’accrocchio eurocratico che mira a diventare anch’esso stato a tutti gli effetti), poi italiano. Questa semplice considerazione ci porta ad una prima conclusione: monti non è un liberale, a dispetto di quel che ha dichiarato oggi; quindi o non sa cosa voglia dire questo termine (nel qual caso sarebbe cosa buona e giusta che si prendesse la briga di leggersi durante le vacanze queste breve volumetto (http://www.ibs.it/code/9788849833409/hayek-friedrich-a–von/liberalismo.html ), nel senso che ha una idea distorta del liberalismo; oppure mente. Io credo la prima, ma ognuno si può fare l’idea che preferisce.

Nella conferenza di oggi, Monti ha trionfalmente sostenuto che la sua missione è stata compiuta con successo, e che può definirsi soddisfatto. Cosa significa questa dichiarazione, alla luce degli effetti catastrofici prodotti dal suo governo? La risposta va cercata in un termine che sentiamo ripetere ossessivamente, a mo’ di mantra, da mesi, e che ci porta alla vera contrapposizione tra il governo Berlusconi e quello Monti (le cui prassi di governo, nella sostanza non sono state troppo dissimili): credibilità, prestigio, autorevolezza.

Uno stato infatti funziona (nel senso di riuscire a svolgere compiutamente la propria attività) se gode di credibilità, sia sul proprio territorio, che al di fuori di questo. Uno stato che perde autorevolezza, vede minarsi la propria capacità di esser stato, di applicare le leggi, di farsi obbedire, di esigere che i cittadini righino dritto, e facciano quel che lui comanda.

Chiedetevi: perchè tanta enfasi su due cose come l’evasione fiscale e la corruzione? Perchè queste sono la testimonianza che lo stato italiano non riesce a esser stato fino in fondo; non riesce, cioè, a farsi obbedire compiutamente. Poco importano le argomentazione storiche ed economiche, poco importa capire se chi non paga è un furbetto o un imprenditore con l’acqua alla gola che non sa dove prendere i soldi. La cosa che contava era ristabilire l’autorità. Da qui le sparate del governo, come le famose ispezioni di Cortina.

Era questa la vera missione: far si che, sul territorio italiano, l’autorità amministrativa tornasse ad esser temuta; che la gente ci pensasse non due, non tre, ma dieci volte prima di sgarrare; e ne pre-sentisse la gravità sulla pelle.

Il berlusca, invece, stava facendo esattamente l’opposto. Il berlusca incarna infatti un principio anarchico, la fantasia al potere; con la sua azione (conta poco qui capire se come lo hanno fatto passare sia vero o falsa, concentriamoci su come è stato percepito, o come è stato fatto percepire)rappresentava lo sberleffo, la pernacchia; come avere il conte mascetti a palazzo chigi. Tutti ricordiamo i giochi, i calembour, le corna, le barzellette; tutti ricordano le frasi nelle quali il berlusca dichiarava che “l’evasione fiscale, quando le tasse sono insopportabili, si configura come legittima difesa”; bene; il berlusca stava contribuendo a minare l’autorità di stato; peggio, incrinava la sacralità del potere di stato. E’ come pensare (mi si scuserà per l’arditezza del parallelo) al papa che dopo aver officiato la messa, e ricordato il mistero della resurrezione, dichiara tra le righe “si ragazzi, ma alla fine sticazzi della resurrezione; godetevela, spassatevela; fate un po’ come cazzo vi pare”.  Una delegittimazione totale.

Il Berlusca, allora, tra le varie cose, andava fatto fuori; non era più tollerabile. Uno stato delegittimato è uno stato verso cui le persone smettono di obbedire; è ciò non è ammissibile. La stessa pagliacciata del giullare di corte benigni, va letta in quest’ottica, come un modo per tornare a convincere le persone di quanto giusto (ed inevitabile) sia il potere di stato; oltre, naturalmente, che indivisibile; che non va più, mai più, neanche per scherzo, messo in discussione.

Questo era il vero obiettivo di Monti; non certo il benessere delle persone. Ha ragione quindi nel dichiararsi soddisfatto. meno noi per rallegrarcene; ma questo è un altro discorso.



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