di Luigi Montonato. Fassina, il responsabile degli affari economici del Pd, uomo vicino a D’Alema, se n’è uscito con una provocazione: se il governo Monti non fa quello per cui era nato tanto vale votare in autunno. Perché questa sortita? In Italia – si sa – si recita a soggetto. Tanto è bastato perché Bersani, che è il leader del Pd e candidato premier per statuto, ha ribadito che il Pd è per l’appoggio al governo Monti fino alle elezioni del 2013. Ma Bersani, a volte, alza la voce paradossalmente non per farsi sentire da chi gli sta più lontano ma da chi gli sta più vicino. In realtà in questo inizio di settimana i segnali contro Monti sono tanti e di diversa provenienza. Nella sola giornata di lunedì, 4 giugno, non c’è stato solo Fassina, c’è stato anche Ezio Mauro, il direttore di Repubblica, che, ad “Otto e Mezzo” di Lilli Gruber, ha detto le stesse cose. Monti ha fatto moltissimo in un momento di grave crisi del Paese, ma non ha fatto quel che pure aveva promesso: crescita, sviluppo ed equità. E martedì, 5 giugno, è arrivata la bordata del Presidente della Corte dei Conti, Sanpaolino, il quale ha detto che il carico fiscale è eccessivo e non consente crescita. Un giudizio pesante, che viene dopo quello della Banca d’Italia della settimana precedente. E, allora, che somme tirare? Semplice: se Monti avesse potuto avrebbe fatto. Non avendo fatto vuol dire che non ha potuto. Votare in autunno è una soluzione? Per qualche partito o schieramento sì, per il Paese ne dubito. Semmai il governo Monti non doveva nascere proprio. Si sarebbe dovuti andare ad elezioni anticipate. Avremmo votato di questi tempi.
***Ma la vera botta, micidiale, al Paese l’ha data il terremoto nell’Emilia. Tre settimane ormai di terremoto continuo, con scosse fino a sfiorare il sesto grado della scala Richter e la Commissione ha detto che altre scosse della stessa gravità potrebbero ripetersi di qui ad un anno. Migliaia le aziende in crisi. E, a parte i morti, arrivati a 26, e ai tanti beni architettonici distrutti che ti piange il cuore a vederli, un’intera economia, tra le più importanti d’Italia, è a terra. Altro che spread! La mazzata a Monti e al Paese l’ha data la natura. Segno dei tempi. A Monti non gli è andata bene, decisamente no. L’Emilia rischia non solo lo stop produttivo ma addirittura la perdita di alcune imprese importanti, che potrebbero prendere il via verso altri paesi europei. Napolitano è perfino commovente quando incoraggia la gente emiliana a non disperare e ad aver fiducia nello Stato; ma non mi pare che il governo stia facendo qualcosa per arginare le conseguenze del terremoto. Forse lo Stato ha eccessiva fiducia nella gente d’Emilia; ma la gente d’Emilia incomincia a non averne per lo Stato.***Nella conferenza stampa di giovedì, 7 giugno, Monti ha detto che il suo governo ha perso il favore dei poteri forti, evidente il riferimento a Confindustria, ma anche ai giudizi della Banca d’Italia e della Corte dei Conti, che è come ammettere, primo che i poteri forti esistono, secondo che prima li aveva a favore. In realtà ha perso molti favori, da tutti i poteri, forti e meno forti. Le voci di elezioni anticipate sono come l’aurora boreale. A sentire i leader dei due partiti che sostengono il governo, Monti dura fino al 2013, scadenza naturale della legislatura; ma i leaderini di settore sono piuttosto inquieti e fanno capire che le cose potrebbero precipitare. In buona sostanza alle elezioni anticipate non crede più nessuno. Il tempo passa e le rende sempre meno probabili. C’è che i partiti si sentono, però, in campagna elettorale. Il che se per un verso tengono a non essere i responsabili della caduta di Monti, per un altro tengono a dimostrare che gli effetti della politica montiana non sono a loro imputabili. E così Monti, non governa e non cade, e somiglia all’eroe troiano Enea come è visto dal Metastasio nella “Didone abbandonata”: non parte e non resta, ma sente il martire che avrebbe nel partire, che avrebbe nel restar.***Ma non solo fuori del governo si registrano segnali di crisi, anche dentro. Il ministro di giustizia Severino ha ripetuto il mantra di questo governo: se non c’è la fiducia sulla legge anticorruzione ce ne andiamo tutti a casa. Sarà pure un modo come un altro per esorcizzare l’avvicinarsi a casa, ma come si può pretendere di governare con questi aut aut? Indipendentemente dalla giustezza o meno delle posizioni, su un provvedimento così importante bisognerebbe discutere. Un governo non disponibile a farlo non è democratico, è diversamente democratico, laddove quel diversamente equivale all’avverbio che rende meno dura ed ingiuriosa la disabilità.***Ma anche Monti ormai deve essersi convinto di essere in dirittura d’arrivo. Dopo aver fatto le nomine Rai con metodi piuttosto inusuali per non dire provocatori, nominando due altri bancari, del tutto digiuni di televisione, ai massimi vertici, ha detto: “non ho fatto nessun atto di forza, se altri lo pensano io resto freddo”. Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d’Italia, e Luigi Gubitosi, ex amministratore delegato di Wind Telecomunicazioni, sono “i due alieni”, secondo Carlo Freccero, responsabili della Rai. “Due – ha commentato sempre Freccero – che vedono poco la televisione e leggeranno solo giornali economici, che forse non hanno neppure la televisione a casa o se la guardano se ce l’hanno. Monti ha confuso la Rai con una banca”. Sbagliano, però, i critici, Monti sa perfettamente quello che fa. Il suo è un atto di arroganza: o la va o la spacca. A me pare che ormai si stia preparando il culo alle pedate, che glielo potrebbero riscaldare. Se non gli arrivano vuol dire che i partiti non sono in grado neppure di quello. La verità è che essi non hanno imparato nulla del loro continuo discredito presso l’opinione pubblica. Si stavano preparando ancora una volta a scannarsi per le nomine Rai. Naturalmente le truppe cammellate di Monti gioiscono alle nomine di due figure “competenti” e “slegate dal palazzo”. O fanno finta di gioire, i Casini, i Bersani, gli Alfano! Ma se questi, invece, di accusare gli schiaffi che hanno ricevuto da Monti, addirittura ne chiedono altri, vuol dire che sarà il popolo italiano a prenderli a calci in culo a due a due finché non si arriva ad un numero dispari.***La vera crisi dell’Italia in questo momento non è quella economica e finanziaria, che pure c’è ed è grave, è che non c’è una guida politica. Invece di ricorrere ad una sospensione del chiacchiericcio democratico e della sua versione bellicosa di guerra civile, quale è stata negli ultimi vent’anni, è stato chiamato un gruppo di ragionieri e di contabili, i quali, che possono fare? Contano e ricontano! E ogni tanto, risentiti per qualche critica, rispondono o male, come qualche volta hanno fatto Monti e compagni; o bene, promettendo qualche concessione, come vorrebbe fare – e farà! – Monti, che ha promesso a Bersani una legge sulla regolamentazione delle coppie gay. Ci vorrebbe un Monti politico, ma non c’è; e ci dobbiamo sorbire il ragioniere permaloso e dispettoso, a cui la madre raccomandò di non immischiarsi in politica. Ma ho l’impressione che finirà come quel coniglio che per sfuggire alla trappola fatalmente ci cadde dentro. La settimana si chiude col sigillo di Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della Sera”: “La parte responsabile del Paese, che crediamo maggioritaria, sa che non vi sono alternative a questo governo, al di fuori del caos greco” (I leggendari poteri forti, 10 giugno 2012). Ipse dixit! Featured image, Giunone chiede a Eolo di liberare i venti, François Boucher (1703–1770).Magazine Attualità
Monti, il freddo e i leggendari poteri forti
Creato il 12 giugno 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornaliPossono interessarti anche questi articoli :
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