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Monti sfascia tutto: lavoro, sindacato e pure il Pd. Lui non accetta veti, meno quelli di Silvio.

Creato il 21 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Monti sfascia tutto: lavoro, sindacato e pure il Pd. Lui non accetta veti, meno quelli di Silvio.

Taci, Monti ti ascolta

Certo che un viaggio in Cina val bene la rottura di un delicato tavolo di consultazione. Con la scusa che non c’è tempo e che tutto deve essere chiuso al più presto (“Ce lo chiede l’Europa”,sic!), il Professore, ieri sera nelle vesti di Alien III, durante la conferenza stampa tenuta alla fine dell’incontro con i sindacati, ci è sembrato l’incarnazione del cinismo portato all’eccesso. Aveva la faccia del serial killer, il Professore, quasi fosse fiero di quanto aveva appena combinato. Arzigogolando parole e frasi come fosse un alchimista del ‘400, MarioMonti ha fatto intendere che il suo governo fa solo gli interessi dell’Italia, perché di salvaguardare la dignità del lavoro a lui non frega una mazza. Ha dichiarato solennemente che lui di veti non ne accetta da chicchessia, ritenendo forse quelli di Berlusconi sulla Rai, sulla giustizia, sulla corruzione, sulle frequenze televisive, consigli per gli acquisti e non veti. Strano il Professore, quando si tratta di dare in testa alla Cgil non ci pensa un attimo ma quando deve andare contro gli interessi delle banche, degli industriali, dei tassisti, degli avvocati, dei notai e dei farmacisti ha un sussulto di umanità. E se “licenziare facile” deve essere il motto dell’Italia che vuole aprirsi agli investimenti interni ed internazionali, vessare i pensionati e dissanguare gli italiani con le accise e con il prossimo aumento dell’Iva, il Professore lo considera un “danno collaterale”, come le vittime civili durante i bombardamenti. Per chi avesse ancora l’ardire di considerare il governo Monti come un manipolo di tecnici al quale è stato affidato il destino della nazione, quello che è successo ieri dovrebbe dare la stessa sensazione dei rintocchi delle campane a morto, solo che a morire non è il vecchio parroco del paese ma la democrazia, perché questi non sono tecnici ma fior di politici con un’unica ideologia: la finanza. Monti è la continuazione del berlusconismo con altre facce. Si muove sulla stessa linea di Silvio, solo che lui non è un barzellettiere, non fa il cascamorto, non va a puttane, non impone alla moglie di travestirsi da suora. Lui rappresenta il berlusconismo guardabile, quello che riconquista un’Europa allo sfascio diventata nel frattempo germanocentrica non per merito della Merkel ma per il demerito degli altri leader. Mariuccio nostro, quello della guerra a Bill Gates, ha mostrato finalmente il suo vero volto a tutti coloro che lo avevano ritenuto una specie di dono della provvidenza; potrebbe anche esserlo, se la provvidenza fosse una banca. Quello che maggiormente ci infastidisce di quanto accaduto ieri sera è il fatto che tutti i giornali (e diciamo tutti), sono stati particolarmente indulgenti con il Professore. Qualche distinguo ma, in linea di massima, remano a favore dell’automa crozziano sottolineando il momento drammatico della Cgil e del Pd e tralasciando quello di un intero paese al quale sono stati scippati, in un giro di decreto legge, cinquant’anni di lotte operaie fatte per renderlo civile. Sempre ieri sera, durante la conferenza stampa, Monti ha pronunciato la parola “arcaico” riferendosi all’atteggiamento della Cgil, come se la dignità fosse una pratica desueta da sacrificare a interessi più “alti”. E in effetti è così, visto che gli unici miliardi cash che il Professore ha tirato fuori finora sono stati quelli per pagare il debito sui derivati tossici maturato con la Morgan Stanley. Il Professore non accetta veti ma neanche rilievi, considerata la fine che hanno fatto quelli sollevati dalla Ragioneria di Stato sulla copertura economica del decreto sulle liberalizzazioni. A proposito, ancora un voto di fiducia, ancora nessuna accettazione di proposte di modifiche né, come hanno chiesto Lega e Idv, nessun rinvio in commissione per discutere sui rilievi mossi dalla Ragioneria. Monti va avanti e non gliene frega nulla se perfino il presidente Fini gli fa notare che il suo non è un atteggiamento in linea con la prassi parlamentare né con i dettami costituzionali. La decisione di ieri ha provocato uno sconquasso nel Pd. Se la Cgil si è ricompattata, il partito di Bersani è sull’orlo della scissione. I filo-montiani capeggiati da Enrico Letta-Letta (quello che aveva offerto da subito i servigi al Professore), hanno fatto già sapere che a loro la riforma del lavoro sta bene così. Bersani sa invece che non può starci, che la riforma concepita in questo modo non ha nulla a che vedere con lo spirito riformista e socialista che anima la prospettata avventura europea con Hollande e Schulz. Ma forse non tutti i mali vengono per nuocere, un Pd “centrico” non affascina nessuno, uno che riscopre la sua anima di sinistra abiurando i machiavellismi, forse sì. Una spigolatura. Messi, il calciatore “Pallone d’oro” del Barcellona, ieri campeggiava sulle prime pagine di tutti i giornali sportivi per i suoi guadagni. Il ragazzo percepisce 100mila euro al giorno, un fottio di denaro, per far divertire il popolo dei calciomani sparsi in tutto il mondo. Ci siamo fatti due conti. Secondo l’ultima dichiarazione dei redditi dei politici italiani, Silvio Berlusconi guadagna 115mila068 euro al giorno per non far divertire nessuno e per farsi i cazzi suoi. Non c’è giustizia a questo mondo. 

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