Montorfano.
Perché Montorfano?
Perché un tempo il monte, sì, quello che assomiglia un po’ad un brontosauro addormentato, un po’ ad una tartaruga senza testa, era legato ai monti di Brunate. Un tempo. Poi litigarono. O forse fu un movimento terrestre. Una scossa. Una cosa così. E si separarono, da allora quel monte è un monte solo: un monte orfano.
Tutto vero?
Alle volte. Perché la verità è una cosa così. Un momento. È qualcosa che percepisci vera, essenziale, netta in un dato momento… come una crepa nel ghiaccio che poi viene ricoperta da una nuova notte di freddo. O un’increspatura nel lago che presto svanisce, per ricomporsi altrove, un poco più in là. Uguale e diversa.
Tu di’ una frase… ed aspetta che sia vera.
Quando l’onda passa, sentirai il bisogno un’altra increspatura, e per un po’ sarà più vera di prima.
Per dire, Montorfano si chiama Montorfano perché è sempre stato solo. Guardava gli altri monti e si sentiva diverso, triste, malinconico. Tutti con la loro mamma, e lui abbandonato a sé stesso. Senza uno straccio di roccia per farsi compagnia, e per giocare con gli ululati del vento alla sera. Era immensamente triste. Così un giorno, quando dei bambini gli chiesero come mai era così giù, lui gli raccontò la sua verità: si sentiva terribilmente abbandonato. Inesorabilmente solo. E allora pianse, pianse, pianse. E le lacrime scesero giù come una sorgente, fino a scavare una conca nel terreno e riempirla dell’amarezza del monte. Allora i bambini cominciarono a gridare: “Basta, non piangere Monte. Guarda, guarda! Non sei più solo”. Orfano guardò in basso, e vide che ai suoi piedi era sorto un altro monte. Un fratello gemello, del tutto uguale a lui. E allora monte sorrise.
E in effetti, ancora oggi, se lo guardi dalla giusta prospettiva, nel momento giusto, riesci a vederne le labbra verdognole, ed una fila di denti azzurri, un po’ increspati.