Ci sono storie che fanno la Storia. E ci sono epoche che sono piene di questo genere di storie. La Seconda Guerra Mondiale è una di queste. Forse per le sue proporzioni globali, o forse più semplicemente perché in guerra si rivela sempre il meglio e il peggio dell’umanità. Le storie narrate da Robert M. Edsel nel suo splendido e toccante Monuments Men sono decisamente di quelle che plasmano la Storia, anzi, la salvano. Gli eroi del titolo erano un esiguo gruppo di soldati che dal 1943 al 1951 servì nella sezione Monuments, Fine Arts and Archives (MFAA) dell’esercito alleato. All’inizio il loro compito era quello di limitare i danni a monumenti ed opere d’arte durante i combattimenti, ma con l’avanzare del conflitto e delle truppe alleate in Europa, la loro missione si fece più mirata e impossibile…
Hitler aveva messo a punto un progetto folle e megalomane, straordinariamente organizzato, a margine della sua visione del Terzo Reich. Come scrive Edsel, si trattava del “Fuhrermuseum, il più spettacolare museo della storia, arricchito dai tesori di tutto il pianeta”, situato a Linz, sua città natale, che “avrebbe dato alla sua ricerca un fondamento logico e definitivo”. Per attuare tale progetto, la potente e implacabile macchina nazista si mise subito in moto. Man mano che l’Europa cadeva, nazione dopo nazione, sotto la loro bandiera, i tedeschi razziarono i maggiori capolavori artistici di ogni paese, archiviandoli e spedendoli in segretissimi bunker sotterranei, o in luoghi idilliaci e significativi come il castello di Neuschwanstein in Baviera, capolavoro ottocentesco della fantasia di Ludwig il Pazzo. Si tratta di un maniero da fiaba (che ha ispirato i disegnatori della Disney per il castello della Bella addormentata) i cui ennesimi lavori di restauro si sono tra l’altro da poco conclusi.

Il racconto dello storico è avvincente e romanzesco, ma i momenti più ironici o commoventi sono storicamente documentati. Come quando il mitico Generale Patton, capo della 7° Armata, all’indomani dello sbarco in Sicilia si trovò di fronte alle rovine di Agrigento e domandò a un uomo del posto:
“Non è stata la mia armata a fare questi danni, vero?”
L’uomo rispose: “No, signore, sono stati fatti durante l’ultima guerra”.
“E che guerra era?”
“La seconda guerra punica”.
Ecco, in mezzo ai drammi su vasta scala della Seconda Guerra Mondiale, le vicende degli otto uomini seguiti da Edsel potrebbero sembrare marginali, forse persino aneddotiche. E invece, mano a mano ci si rende conto di come siano stati fondamentali per la storia, per l’arte e la cultura dell’Occidente. Basta pensare a Rose Valland, l’unica donna del gruppo: non un soldato, ma altrettanto dedita alla causa. Nella Parigi occupata dai tedeschi lavorò al Jeu de Paume, museo collegato al Louvre, memorizzando, quando non ricopiando di nascosto, tutte le informazioni relative a sequestri e spostamenti delle opere d’arte che passavano di lì. Visitando il Louvre si possono additare i capolavori che sono stati salvati grazie al suo paziente e rischiosissimo impegno che, tra l’altro, ispirò il film Il treno del 1964, con Burt Lancaster e Jeanne Moreau.


La perdita di opere come la prima versione del San Matteo e l’angelo di Caravaggio, andato a fuoco durante la caduta di Berlino, dovrebbe essere

Non a caso un attore e regista impegnato come George Clooney ne ha comprato i diritti appena uscito. L’omonimo film che ne ha tratto, in uscita in Italia a gennaio, riunisce un cast stellare nel quale lui si riserva il ruolo di Stout – al quale obbiettivamente e sorprendente- mente assomiglia. Così non resta che aspettare di vedere all’opera Matt Damon, Cate Blanchett, Jean Dujardin e persino lo Hugh Bonneville di Downton Abbey (Robert Crawley, Conte di Grantham) in lotta con l’ottusa burocrazia militare e i perfidi nazisti, mentre cercano di salvare Michelangelo e Vermeer.
Intanto guardiamoci il trailer e ricordandoci, con le parole di Stout, più che mai attuali, che “Dobbiamo proteggere gelosamente tutto ciò che abbiamo ereditato da un lungo passato, tutto ciò che siamo in grado di creare in un presente difficile e tutto ciò che siamo determinati a preservare per il futuro”.
Se volete saperne di più ecco due siti interessanti:
Monuments Men Foundation e Monuments Men