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George gigioneggia.
Ormai è un dato di fatto, e un verbo che lo identifica immediatamente.
Gigioneggia nello spazio di Gravity, gigioneggia Tra le nuvole, gigioneggia alle Hawaii.
E qui gigioneggia pure dietro la macchina da presa.
Se il suo personaggio è infatti quanto mai serio seppur fornito di una gran carica di ironia, il buon George si lascia andare nel ruolo di regista, svestendo i panni seri e critici de Le idi di Marzo, per abbracciare un film più di intrattenimento, per quanto impegnato nei fatti che racconta.
Monuments men racconta infatti la storia di 7 uomini semplici, specialisti d'arte, che entrarono nell'esercito con la missione specifica di salvare le opere che in giro per l'Europa Hitler trafugava per farne una sua personale collezione.
Con il nobile intento di preservare la cultura di un popolo, che è poi l'anima stessa di questo popolo, Frank Stokes e i suoi uomini partirono alla cieca, cercando di capire dove tutti i dipinti e le statue andavano a confluire, prima dell'ipotetica costruzione del Führermuseum e della messa in atto del Decreto Nerone poi.
Ritrovare la Madonna col bambino di Michelangelo, così come la pala di Gand, diventa un obiettivo vitale per la squadra, che tra missioni divisi che ne mette alla prova il coraggio e il senso della loro avventura, matureranno passo passo.
Come c'era da aspettarsi, Clooney decide di raccontare la vicenda con toni ironici e tranquilli, senza sensazionalismi o scene d'azione, virando invece per un classico caper movie, dove il colpo grosso in questione e mettere in scacco i nazisti e le loro refurtive, avvalendosi dell'aiuto della rigida Clair, che con loro ha lavorato, registrando ogni opera d'arte passata al vaglio di Göring.
Avvalendosi di un cast ad effetto composto dall'amico Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, il francese Jean Dujardin e l'inglese Hugh Bonneville, più l'imbruttita Cate Blanchett, il suddetto colpo grosso non riesce però così sensazionale.
Già, perchè la sensazione è che calandosi nei panni di un uomo per cui l'arte è tutto, George si lasci andare ad un eccessivo patriottismo, con tanto di innumerevoli bandiere americane sventolanti e frasi ad effetto a sottolineare scelte e obiettivi. Caricando il tutto di un'ironia che appare spesso molto forzata e appesantita da un montaggio non così avvincente, ne esce un film riuscito a metà, che sa raccontare una pagina di storia purtroppo non sempre conosciuta, perdendosi però per una via troppo facile e troppo poco graffiante.
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