Mood Indigo - La Schiuma dei Giorni
Creato il 19 settembre 2013 da Mattia Allegrucci
@Mattia_Alle
Interessante ritorno dietro la macchina da presa del geniale regista Michel Gondry, autore di pellicole davvero fantasiose, interessanti e originali che cerca di replicare il successo e l'ingegno dei lavori precedenti non riuscendo però ad ottenere gli stessi risultati. Gondry infatti si ispira all'omonimo romanzo di Boris Vian attraverso il quale ha sviluppato la sua poetica d'autore cinematografico, mettendo lui stesso mano alla sceneggiatura, facendosi aiutare da Luc Bossi. Il risultato è una tragica e predestinata storia d'amore che non può avere un lieto fine, spunto principale per descrivere il mondo circostante, costruendolo e presentandolo al pubblico nel primo tempo per poi distruggerlo nel corso della seconda parte, lentamente e inesorabilmente, scolorendolo, rimpicciolendolo, riducendolo ad un cumulo di macerie dal quale potrà però rinascere qualcosa di positivo che verrà trasformato in arte letteraria, musicale e anche cinematografica. Ed ecco forse la componente più importante e convincente del film: l'alchimia che si crea continuamente tra uomo e arte, sia essa musica o cucina, o tutte e due insieme (il pianoktail inventato dal Colin di Romain Duris non può non rimandare al personaggio di Javier Bardem ne L'arte del sogno), incentrando buona parte del suo film su questa interessante e meravigliosa assonanza reciproca che impedisce anche alla più drammatica delle storie (un uomo che perde tutto, dalle sue finanze di partenza alla sua tanto amata moglie) in maniera totalmente negativa, lasciando quindi che un topolino riesca a portare alla luce ciò che c'è di buono in tutto questo e facendo in modo che l'arte possa poi divulgarlo e diffonderlo a tutti. Dall'altra parte c'è il già citato smacco alla realtà che circonda i due protagonisti, affiancato da una componente surreale non indifferente, anzi, a dirla tutta forse troppo presente. Infatti paradossalmente il punto debole della pellicola del tanto acclamato estro creativo di Michel Gondry è proprio una presenza eccessiva della sua creatività: chi ha visto uno qualsiasi dei film di questo autore sa benissimo quale sia il suo stile e come sia attratto dall'artigianalità del cinema, propendendo sempre per la manualità piuttosto che per l'effetto digitale e limitando sfondi verdi e computer grafica allo stretto necessario, offrendo quindi al pubblico un mondo personale e surreale fatto di acqua modellata con la cartapesta e nuvole di cotone, dove i personaggi possono apparire e scomparire, ingrandirsi e rimpicciolirsi senza l'uso del computer. Questa volta però stoffa e stop motion vengono usati troppo spesso e il risultato finale è una fastidiosa e pesante messa in scena che riempie così tanto sia lo schermo che la durata della pellicola da impedire allo spettatore di cogliere i momenti più particolari e i piccoli colpi di genio inseriti qui e là nel film (come il polmone che viene "infettato" da un innocuo fiocco di neve o la sequenza della radiografia). La ripetitività di alcune creazioni (le volanti delle forze dell'ordine, i fucili difettosi, il campanello-ragno, eccetera) enfatizza ancora di più questo difetto, abbassando quindi la qualità complessiva del film e riducendo nello spettatore l'interesse di seguire una vicenda della quale si sa già la conclusione. Peccato, perché sarebbe potuto essere il nuovo L'arte del sogno, poiché i discorsi espressi in quel film vengono ripresi in questo e le similitudini si lasciano cogliere senza troppa fatica; se fosse riuscito a tenere sotto controllo la propria vena artistica e limitarla ad un manierismo meno evidente e di conseguenza meno pesante sarebbe riuscito a rendere questo Mood Indigo - La Schiuma dei Giorni qualcosa di più di un semplice prodotto interessante con qualche difetto impossibile da trascurare.
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