Mordheim: City of the Damned è la trasposizione videoludica dell’omonimo board game prodotto da Games Workshop che arriva su Steam dopo un periodo di permanenza fra i titoli ad Accesso Anticipato pronto a divertire tutti i fan dell’universo Warhammer Fantasy Battle o chi, più semplicemente, cerca uno strategico a turni solido e con un buon lore alle sue spalle. E bisogna dire fin da subito che, pur essendo il sottoscritto poco affine ai giochi da tavolo, il titolo in questione è riuscito a distogliere la mia attenzione dall’ormai onnipresente Fallout 4. Insomma, un grosso punto a suo favore.
Mordheim: City of the Damned è ambientato, come intuibile dal titolo, nella città di Mordheim dopo la caduta di una sciagurata cometa. Questo evento ha portato alla luce la Malapietra, un misterioso minerale in grado di far impazzire e sfigurare chiunque ne venga a contatto, tuttavia, grazie al suo grande potere, divenne uno dei materiali più rari e costosi di tutto l’Impero, portando la ormai soprannominata Città dei Dannati all’attenzione di diverse bande di mercenari alla ricerca di una rapida fortuna.
Ed è qui che entriamo in gioco noi, o meglio la nostra banda di combattenti senza scrupoli. Abbiamo a disposizione quattro diverse bande: i Mercenari dell’Impero, le Sorelle di Sigmar, il Culto dei Posseduti e gli Skaven. Una volta scelto chi guidare verso la gloria e la ricchezza avremo a disposizione un campo base in cui prepararci alle battaglie: un negozio in cui poter acquistare nuovo equipaggiamento, possiamo gestire le unità da portare sul campo di battaglia, curare i feriti, assoldare nuove unità e svolgere nuove missioni. Queste ultime vengono generate proceduralmente e, salvo diverse indicazioni, l’obiettivo principale è ottenere la maggior quantità di Malapietra prima della banda nemica e sconfiggere il maggior numero di combattenti della squadra avversaria in modo che batta in ritirata.
Mordheim: City of the Damned da questo punto di vista risulta molto simile ai titoli XCOM, infatti a livello tattico controlleremo poche unità, inizialmente cinque, che dobbiamo assolutamente controllare e proteggere con attenzione a causa della morte permanente e anche degli effetti permanenti delle ferite. Una volta che la barra della vita del nostro combattente arriva a zero, non è detto che muoia, infatti potrebbe semplicemente finire fuori combattimento e, così come per i nemici, il suo equipaggiamento venir razziato. Tuttavia, una volta completata nel bene o nel male la missione, il personaggio richiederà dei giorni e denaro per poter essere curato, ma anche se sopravvivesse non è detto che non subisca dei malus permanenti alle sue caratteristiche. È un aspetto davvero interessante, poiché se un combattente cade in battaglia potrebbe non morire con la conseguente perdita di tutta la sua esperienza guadagnata in precedenza, ma restare “solamente” menomato.
Una città dannataUn altro aspetto che ci è parso piuttosto interessante è il funzionamento dei turni. Ogni volta che tocca a noi il movimento dei combattenti non è relegato ad un semplice spostamento di caselle, ma possiamo muoverci liberamente come fossimo in un TPS. Naturalmente vi è un limite di distanza percorribile definita dai punti movimento disponibili che vengono spesi sia per compiere azioni come saltare o scalare un muro, che, ovviamente, nello spostamento stesso. L’area in cui un combattente si può muovere è infatti segnata da un cerchio e una volta superato il limite viene speso, se disponibile, un altro punto movimento e generato un nuovo cerchio. Questo consente anche di tornare indietro e recuperare i punti movimento spesi in precedenza, sempre se non si abbia subito o effettuato un attacco.
Una volta finiti i punti movimento abbiamo diverse possibilità, la prima è posizionarci per un’imboscata e quando un nemico passerà nelle nostre vicinanze verrà automaticamente attaccato, oppure attivare la posizione di schivata o parata che aumenta le nostre possibilità di non subire danno da un attacco nemico, aumentare la percezione per rilevare la presenza di nemici nelle vicinanze, utilizzare eventuali magie o abilità dei nostri combattenti, o finire semplicemente il turno.
Le fasi di combattimento si attivano quando siamo in prossimità, per non dire attaccati, ai nemici, almeno per quanto riguarda i combattimenti corpo a corpo. Non è possibile allontanarsi da un nemico finché uno dei due non finisce fuori combattimento a meno che non si scelga la fuga, ma questo purtroppo ci rende inermi agli attacchi nemici fino al turno successivo. Tutto si basa sulla forza bruta, equipaggiamento e punti vita dei combattenti, ma anche il caso, sotto forma di chance di colpire o meno il nemico, fa il suo dovere, forse anche troppo. Però è anche vero che trattandosi di un titolo basato su un gioco da tavolo, dove il lancio dei dadi è fondamentale, l’aspetto casuale deve essere maggiormente enfatizzato. Ad ogni modo una buona tattica, basata sul buon posizionamento della banda è l’aspetto più importante. Il sistema di combattimento e movimento risulta quindi soddisfacente e impegnativo al punto giusto, ma non impossibile, specie se si gioca con un po’ di criterio e si evita di mandare i combattenti alla cieca. A tutto ciò aggiungiamo una modalità multiplayer che consente di evitare i limiti dell’IA, a volte un po’ troppo ingenua nei movimenti e dispersiva nel posizionamento dei sui combattenti, e otteniamo così un buon strategico, profondo, ma allo stesso tempo accessibile.
Non è tutto Malapietra quello che luccicaTecnicamente il lavoro svolto su Mordheim: City of the Damned è discreto. Il gioco supporta l’uso del gamepad – davvero comodo – e il motore di gioco funziona senza problemi di framerate. Però durante la nostra prova si son verificati diversi problemi che è sempre bene riferirvi. In primis i lunghi tempi di caricamento quando si avviano le missioni, con grande probabilità dovuti alla generazione procedurale, a cui a volte son seguiti dei crash del programma, infine, alcuni glitch grafici che fanno apparire quadratini bianchi sullo schermo. Niente di particolarmente grave, però mostra nel complesso una mancanza di pulizia. Anche a livello grafico non si può gridare al miracolo, a partire dei modelli 3D molto semplici e ripetuti fin troppo, fino alle texture non particolarmente definite. La grafica è nel complesso adatta a titoli più vecchiotti, ma comunque non si tratta di uno degli aspetti fondamentali di Mordheim: City of the Damned, quindi si può anche chiudere un occhio.