Alcuni recensori dei quotidiani – di quelli che disprezzano i film di vampiri, e non distinguerebbero un vampiro dall'altro nemmeno se spuntasse in camera loro e gli mordesse il sedere – hanno scritto che “Mordimi” è una parodia dei film vampireschi recenti. Per niente: non dico che non sarebbe affascinante mescolare nel calderone “Twilight” e “Lasciami entrare” e “30 giorni di buio” e “Blade” e “Daybreakers” eccetera per tirarne fuori uno “Scary Movie” coi canini appuntiti, ma “Mordimi” non è questo. E' una parodia assai puntuale della saga di “Twilight”, che rifà accuratamente il primo film e la seconda parte del secondo (buffi i cambiamenti dei nomi, con Bella Swan che diventa Becca Crane e i Cullen che diventano i Sullen). Certo, si concede un paio di fuggevoli accenni ad altre mitologie succhiasangue (un'apparizione-gag di Buffy, due vampiri che bevono Trueblood, i “Vampire Diaries” di L.J. Smith usati a scuola come libro di testo), ma se è per questo anche ad Alice nel Paese delle Meraviglie e a Lady Gaga, in base a quell'accumulo divagante che si addice a una parodia.
Questo concetto del rifacimento stretto potenzia il principio “filologico” nascosto in ogni parodia. Pensiamo alla scioltezza narrativa con cui il film passa da “Twilight” alla conclusione di “New Moon” (unico accorgimento, trasformare la festa italiana dei Volturi in un ballo in maschera alla scuola di Becca), mentre la prima parte di “New Moon” – la più sciocca di tutta la saga – è ridotta a una gag. Ciò ha l'effetto di far risaltare un elemento importante dell'opera parodiata: appunto che tra “Twilight” e la seconda parte di “New Moon” c'è il nulla. Allo stesso modo, la parodia porta impudicamente in primo piano un paio di verità che la saga originale cela (con scarso successo) sotto il velame dello sviluppo drammatico: la prima è che il padre di Bella, il poliziotto, non è – come dire – la mente più brillante del paese; la seconda è che Bella stessa è quel tipo di rompipalle musona che può trovare l'amore col belloccio locale solo in una storia romantica artefatta, pensata per un pubblico adolescenziale. Il bello delle parodie è di non trasformare intimamente il testo parodiato quanto di svelarne il significato nascosto: la parodia è (concettosa metafora!) il filtro che fa emergere il Mister Hyde segreto dal posato dottor Jekyll che è l'opera originale.
La cosa divertente è che i veri vampiri della situazione sono i registi e sceneggiatori Jason Friedberg & Aaron Seltzer, due predatori che stanno in agguato a Hollywood per gettarsi su qualsiasi successo e scodellarne una versione comico-demenziale, da “Scary Movie” a “Epic Movie”, da “Disaster Movie” a “Treciento”. C'è in “Mordimi” ("Vampires Suck") tutta la panoplia di scherzi e gag, anche metacinematografiche, che in passato faceva la fortuna di Mel Brooks e oggi, ma a un livello molto più basso, sostenta la produzione dei due. Molte sono modeste, qualcuna è ben pensata: Jacob che mostra il contratto per cui deve apparire a torso nudo ogni dieci minuti (e, da buon lupo, ha dieci capezzoli), Becca e l'amica che con folle cortocircuito vanno al cinema a vedere il (futuro!) “Breaking Dawn”, e rivelano il finale agli spettatori; e poi va proprio menzionato Daro, il capo dei Volturi, interpretato da Ken Jeong, che con la sua mimica facciale sembra un Alvaro Vitali asiatico.
L'aspetto negativo è che i distributori, consci di dover vendere un prodotto solo mediocremente divertente, hanno abilmente estratto dal film quasi tutte le gag migliori per ammucchiarle nel trailer: che così diventa un'antologia, non tanto un'anticipazione del film quanto un vero e proprio “il meglio di”. Pertanto l'esperienza di vedere “Mordimi” per la prima volta si confonde bizzarramente con l'impressione di rivederlo – e non è un film così spiritoso che vederlo due volte sia necessario.
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