di Ferdinando Cocciolo
La storia di Moreno Argentin, campione mondiale di ciclismo a Colorado Springs nel 1986 e “Signore della Liegi”, capace di andare forte anche sul pavè
Moreno Argentin, rappresentante di un ciclismo (anni Ottanta e Novanta) che molto probabilmente non tornerà più, dove la classe non poteva fallire, e “grandi” vincevano da febbraio ad ottobre. Sì, quel ciclismo che tanto piaceva alla gente, in cui anche i battibecchi, le polemiche (come scordare quelle, ad esempio, tra il corridore veneto e Claudio Chiappucci) “la facevano da padrone”, non facendo altro che aumentare l’attenzione da parte di tifosi ed appassionati, anche a livello mediatico.
Sicuramente, insieme a Michele Bartoli e Paolo Bettini, è stato il corridore italiano più rappresentativo nelle grandi classiche di un giorno degli ultimi trent’anni, capace di andare molto forte sia sui muri e il pavè, che sulle cotes delle Ardenne. E quando si parla di Moreno Argentin, tornano anche indietro (e con molto piacere…) la memoria e le emozioni di chi vi scrive, di chi “deve” scrivere di ciclismo soprattutto con amore e passione.
Moreno Argentin vince la Liegi nel 1987 – pedaletricolore.it
Nato a San Donà di Piave (Venezia) il 17 dicembre 1960, Argentin è stato un ottimo passista-scattista, capace di rappresentare sin da subito una bella realtà nel passaggio al professionismo, avvenuto all’età di 20 anni, nel 1980. Qualcuno, e non solo gli addetti ai lavori, aveva capito che Moreno, soprattutto grazie ad una forte e determinata personalità, prima o poi sarebbe diventato “un brutto cliente” per i “senatori” Francesco Moser e Giuseppe Saronni, anzi… in certe classiche, ancora meglio… Scatto “bruciante”, grande e puntuale capacità di sapersi adattare (con un’invidiabile intelligenza) a qualsiasi scenario tattico nel corso della gara, il “saper colpire in contropiede”, ottima difesa anche nelle grandi salite (anche se, a parte il terzo posto al Giro d’Italia 1984, dopo Moser e Fignon, non è mai stato un corridore da grandi gare a tappe), buon discesista; queste le peculiarità di un atleta che magari parlava poco, ma grande protagonista con le vittorie ed i fatti, in grado di compiere imprese sulla carta molto complicate.
Nel ciclismo odierno, caratterizzato dalla specializzazione e purtroppo anche dalla “piaga” del doping, manca un corridore che sia capace, ad esempio, di vincere contemporaneamente classiche come Sanremo, Fiandre e Liegi. Tanto per intenderci, ci manca un Argentin, ed allora… corre facile la memoria ad un grande Giro delle Fiandre vinto da Moreno nel 1990. L’iridato 1986, quell’anno non era neanche tra i favoriti, anche perché in molti non lo ritenevano adatto alla resistenza sui muri e sul pavè, dove sono fondamentali determinate caratteristiche ed i continui cambi di ritmo. Invece Moreno Argentin, con una gara esemplare e d’attacco, è riuscito laddove non è mai arrivato “lo sceriffo” Francesco Moser che, pur andando sempre forte su quelle strade (soprattutto nel 1980, dove venne sconfitto clamorosamente da Michel Pollentier), non è mai riuscito a conquistare quella che da molti corridori e addetti ai lavori è ancora considerata “la classica monumento” più affascinante. Lì, coloro che consideravano il veneto “solo un corridore da Liegi”, hanno molto probabilmente scoperto il reale valore di Argentin, atleta che, pur non vincendole, è andato forte anche in classiche come la Milano-Sanremo e l’Amstel Gold Race. Argentin ha vinto il Lombardia nel 1987, dopo un secondo posto ottenuto nella “classica delle foglie morte” nel 1981. Ma il sogno mai realizzato dal veneto era la Sanremo, la “classicissima di primavera” che neanche Michele Bartoli ha mai conquistato. Un sogno più volte accarezzato, come nel 1981 (terzo), e svanito sul più bello nel 1992, l’edizione vinta da Sean Kelly. Moreno fu il più forte sul Poggio, sembrava imprendibile per tutti (anche per l’iridato e favorito Gianni Bugno), ma proprio a pochi metri dal traguardo venne raggiunto e superato dall’irlandese.
Ma Moreno Argentin è il “signore della Liegi-Bastogne Liegi, l’italiano che ha dato più spettacolo di tutti su quelle dure cotes, seguito solo da Michele Bartoli. Ben quattro Liegi in saccoccia, tre vinte consecutivamente (1985, 1986, 1987 in maglia iridata, infine nel 1991, un anno d’oro per gli italiani nelle classiche). Chi scrive, e non solo, ha ancora vivo il ricordo della Liegi 1987. Sembrava perduta, a favore di un combattivo e determinato Claude Criquellion in fuga (andate a chiedere al Campione del Mondo 1984 quanto sia stato “bestia nera” Moreno Argentin); invece Moreno, con un recupero prodigioso a pochissimi chilometri dalla conclusione, compie il miracolo. Quattro Liegi Bastogne Liegi in bacheca… roba da fuoriclasse assoluto, ma non solo. Protagonista sul terribile Muro di Huy (strappo breve, ma con punte tra il 20 e il 22% ) nella Freccia-Vallone, vinta per tre volte (1990, 91 e 94).
Ed i Mondiali? Moreno Argentin ha sempre avuto un’ottima confidenza con l’appuntamento iridato, punta della Nazionale guidata da Alfredo Martini, anche se ha dovuto dividere i gradi di capitano con “l’acerrimo nemico” Giuseppe Saronni. Venne beffato da “nonno Zoetemelk” nel 1985 sul circuito del Montello, dove arrivò terzo, “l’antipasto” di quanto avvenne un anno dopo, nei Mondiali americani di Colorado Springs. Una notte che Moreno non potrà mai dimenticare, ma neanche i suoi tifosi e gli sportivi italiani, che nella stessa notte hanno potuto festeggiare anche il successo iridato nella boxe di Patrizio Oliva. Una prova superlativa quella di Argentin, ben coadiuvato anche dal sacrificio in nazionale di Moser e Saronni (medaglia di bronzo). Una vittoria da grandissimo campione, una prestazione caratterizzata da coraggio, rischio, ma soprattutto di tenuta sulla distanza.
Nel 1987, a Villach in Austria, partì con i favori del pronostico, ma dovette arrendersi (unico italiano nel gruppo di testa) all’irlandese Stephen Roche, autore quell’anno di un incredibile tris Giro, Tour de France e Campionato del Mondo. Insomma, una carriera invidiabile quella di Moreno Argentin, ed aggiungiamo anche due titoli di campione italiano su strada vinti (1983 e 1989), 13 tappe al Giro d’Italia e, come detto, un insperato terzo posto nella corsa rosa del 1984, quella del tanto atteso trionfo del recordman dell’ora Moser.
Moreno Argentin, uno dei grandi del nostro ciclismo che non ha eredi, anche se, per caratteristiche tecniche e qualità di vittorie, si è avvicinato di molto Michele Bartoli. Un uomo di successo, anche fuori dal ciclismo, imprenditore sempre con un’attenzione particolare al “suo mondo”. Non per nulla, si continua a parlare di lui come possibile successore (in una rosa di nomi che comprenderebbe anche Davide Cassani, Maurizio Fondriest e lo stesso Michele Bartoli) dell’attuale ct della nazionale azzurra Paolo Bettini, qualora il toscano dovesse decidere di abbandonare.