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L’azzurro, per Morgan De Sanctis, è di due diverse tonalità. Perché tra l’«azzurro Napoli» e l’«azzurro Italia» c’è di mezzo la carta d’identità, chiarissima alla voce «nato il»: 26 marzo 1977, domenica prossima parerà da trentaquattrenne. Prandelli è stato categorico, punterà sui giovani e quindi spazio a Sirigu e Viviano, ma De Sanctis la prende con filosofia – ovvio: dopo la maturità scientifica s’iscrisse a Chieti per approfondire la conoscenza di Platone e Nietzsche – e si concentra sul suo Napoli, che domenica sera gli ha regalato l’ennesima gioia: Cagliari battuto, così come il record d’imbattibilità casalinga del «Giaguaro» Luciano Castellini (763 minuti nel campionato ’81-82). Per Morgan 799′ senza prendere gol tra i pali del San Paolo, dal 27 novembre scorso (4-1 al Bologna, in rete Meggiorini) alla segnatura di Acquafresca, senza contare le partite concluse a reti inviolate in Europa League e Coppa Italia.
Bell’impresa, ma Slovenia-Italia la seguirà in poltrona. Non una novità per l’estremo difensore, il cui rapporto con la Nazionale è sempre stato complesso nonostante un rendimento con pochi eguali in Serie A. Mai preso in considerazione da Trapattoni, l’esordio è arrivato a 28 anni contro l’Islanda, il 30 marzo 2005. Sulla panchina azzurra sedeva Lippi, cui De Sanctis deve l’esordio in A: Juventus-Lazio 0-1, 6 dicembre 1998, Peruzzi e Rampulla infortunati ed il tecnico viareggino regala al portiere della Primavera juventina la prima presenza nella massima serie.
Dalla Primavera alla prima squadra, un tragitto tortuoso già affrontato dal portiere di Guardiagrele quando vestiva la maglia del Pescara, dove era arrivato dopo che mamma Sara aveva rifiutato un’offerta del Vicenza perché troppo lontano da casa. Scelta azzeccata, dato che a 17 anni e 213 giorni, il più giovane nella storia della cadetteria tra chi indossa i guantoni, Morgan debutta in B sostituendo Gianpaolo Spagnulo. Che, infortunato come il collega Nello Cusin, lascia spazio a questo ragazzo impertinente anche la domenica successiva contro il Venezia, ed ecco che il portierino – per l’età, non per il fisico – para un rigore a Bobo Vieri e col pallone ancora tra le mani va a gridargli: «Se ne tiri altri dieci te li paro tutti!». Conquistato il posto in squadra e la fiducia dell’allenatore Rumignani, perde entrambi all’indomani di un 1-4 con la Salernitana datato 27 novembre. Poi sulla panchina del Pescara si siede Francesco Oddo, padre del Massimo in forza al Milan, che dà a De Sanctis la fiducia necessaria per esplodere: altri due campionati al Pescara, poi la Juve sgancia 10 miliardi per assicurarselo, quindi Udinese, l’esilio volontario in Spagna e Turchia ed il ritorno in Italia con la maglia del Napoli. Colorata dell’azzurro che più piace a Morgan De Sanctis, anche se un Francesco Oddo sulla panchina dell’Italia gli avrebbe fatto davvero molto piacere.
Antonio Giusto
Fonte: Guerin Sportivo.it
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