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Abito in un piccolo paese che si chiama Longana, a pochi kilometri da Ravenna, minuscolo, invisibile ai più, tranne che per la Festa Parrocchiale, dedicata alla Madonna in cui vengono anche dalla città per mangiare i cappelletti buoni e a buon mercato. Non mi importa della Festa, io sento che questa zona, questo piccolo paese ha qualcosa d’importante, di grande. C’è un’antica pieve dei primi dell’XI secolo, ma certo prima c’era qualcosa d’altro, è intitolata a Sant’Apollinare, qui il Santo veniva a riposare e la leggenda narra che qui morì, lo so che a Ravenna ci sono addirittura due basiliche, dedicate aLui, adorne di splendenti mosaici, Patrimonio dell’Unesco, in cui riposano le sue ossa, ma so anche che queste ossa viaggiarono di qua e di là e nei viaggi succede di tutto. Adesso ditemi cosa veniva a fare qui il patrono di Ravenna, di cui si dice fosse stato mandato ad evangelizzare queste zone addirittura da San Pietro, se qui non c’era qualcosa di importante e di magico. Mi hanno sempre detto che il nome di Longana deriva dal fatto che qui vi erano paludi dette Acqua Longa e ciò da una carta del 949, ma allora perché costruire qui una chiesa? Per caso ho scoperto che l’Anguana o Longana è il nome di una ninfa acquatica appartenente alla mitologia alpina, diffusa anche in Umbria, si parla di questa fata anche in Emilia-Romagnaè una fata che vive solo in acque dolci. Scoperto ciò ho esultato, avevo già la risposta in testa era solo da sistemare un poco. Intanto avevo appurato che Longana molto probabilmente derivava dalla presenza di una fata e così ottenevo una presenza benevola da contrastare con quell’insopportabile Borda che è una sorta di strega che appare, bendata e orribile, sia nelle ore buie che nelle giornate nebbiose e uccide chiunque abbia la sventura di incontrarla.
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