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Due terzi delle colture a scopi alimentare e la maggior parte delle specie vegetali selvatiche dipendono dall’impollinazione di insetti come le api e i bombi. Il lavoro di questi preziosi insetti è alla base della biodiversità vegetale e dell’abbondanza delle colture. Ma l’equilibrio venutosi a creare in milioni di anni di evoluzione ora è a rischio.
Silenziose, lontane dalle nostre preoccupazioni giornaliere, le api di tutto il mondo stanno morendo. Le cause sono tante: dall’inquinamento globale, al cambiamento climatico, all’agricoltura intensiva fino alle attività dell’uomo. Il problema dell’estinzione delle api ha già colpito la Cina e l’emergenza è stata tamponata con il processo di “impollinazione manuale”; l’entomologo Giorgio Celli del Natural News ha trattato l’argomento qualche tempo fa documentando che: "Se le api scompaiono saremmo costretti ad impollinare a mano molte coltivazioni, come già accade in certe zone della Cina in cui le api sono estinte. Ogni giorno migliaia di braccianti agricoli si armano di pennelli e salgono sugli alberi per fare il lavoro delle api". Le api sono la prima "community", vecchia di 40.000 anni e che è sopravvissuta a ben 3 glaciazioni. Speriamo di non essere proprio noi a portarla all’estinzione.
Un altro grave problema riguarda i bombi; nei campi ce ne sono sempre meno, decimati dalle stesse malattie che colpiscono le api: il virus dwv delle ali deformate e il fungo Nosema ceranae. Da tempo le popolazioni di insetti impollinatori, domestici e selvatici, sono in declino in tutto il pianeta. La perdita di questi insetti ha gravi conseguenze economiche e ambientali, perché gli impollinatori garantiscono la produzione agricola e sono indispensabili per la conservazione degli ecosistemi. Gli studi compiuti in laboratorio hanno dimostrato che il virus dwv e il fungo N. ceranae possono infettare gli insetti selvatici e in particolare il Bombus terrestris. Le ricerche svolte sul campo, nel Regno Unito e sull’Isola di Man, hanno confermato che i bombi selvatici sono spesso colpiti dalle due malattie. Inoltre, il ceppo di virus dwv dei bombi è lo stesso di quello delle api. Lo studio non ha dimostrato che il contagio dalle api ai bombi sia diretto, scrive la rivista Nature, ma questa eventualità è molto probabile. Un’ipotesi, infatti, è che le api infette lascino le spore dei funghi o i virus sui iori che visitano, infettando i bombi che si posano successivamente. I risultati dello studio potrebbero aiutare a migliorare la conservazione delle popolazioni selvatiche di bombi.
Il crollo della popolazione di api e di bombi, dunque, non è un segnale da prendere sotto gamba: agli insetti impollinatori è legata una catena alimentare di importanza vitale, che arriva fino a noi e sostiene anche uccelli selvatici e molti altri animali.
Se vuoi sapere di più sulle possibili conseguenze a livello economico, politico e le implicazioni ecologiche in tutto il mondo che provocherebbe l’estinzione degli insetti impollinatori, in particolare delle api, consiglio la visione del film/documentario "Un mondo in pericolo".
Per maggiori informazioni: http://www.salviamoleapi.org/
Ringrazio Stateve Aqquorti per la collaborazione.
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