Moriremo renziani perché o si mangia questa minestra o si salta dalla finestra. Moriremo renziani perché altrimenti quell’altro s’inventa qualcosa e ci fotte anche stavolta. Moriremo renziani perché di là ci sono, sotto le mentite spoglie di partigiani 2.0, i vandali della democrazia e non gli si può di certo lasciare la strada libera.
E si dirà che l’omino pantocratore che meno d’un anno fa tentò l’assalto al cielo con alla sua destra l’economista più cool del momento, l’eterno digrignante Zingales, e alla sua sinistra l’esimio professor Ichino, lo fece per marcare maggiormente le distanze dall’odiosa nomenclatura di partito. Così come quando raggiungeva l’orgasmo davanti alle straordinarie interpretazioni da supermegadirettore di Marchionne, salvo poi andare a dire alla mamma che il manager italo-canadese aveva detto una bugia, dopo che si era rimangiato gli impegni presi per gli investimenti e iniziavano a grandinare sentenze di condanna per la sua condotta antisindacale.
Moriremo renziani perché si potrebbe anche morire lettiani (differenze?), ma Renzi si è costruito un poderoso esercito e un’intelligence capillare, mentre Letta ha solo quattro gatti in ordine sparso che non sanno far altro che miagolare. Moriremo renziani perché sarà pure un centrosinistra (o un centrocentrosinistra o un centroebasta) da aperitivo, ma è l’unico in grado di reggere il confronto con la destra caciarona e i talebani pentastellati. Moriremo renziani perché le rivoluzioni si devono fare, ma nel segno della tradizione e la tradizione in Italia si chiama berlusconismo: chi, più di Renzi, può incamminarsi sul sentiero tracciato da zio Silvio con spirito innovatore! Moriremo renziani. Moriremo? No, guardate, se vi va, moriteci voi renziani; io, piuttosto, mi dimetto da elettore.