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D’un tratto corre voce che la Chiesa succhia sangue all’Italia e in ogni dove sbocciano stupori e sgomenti. È perché l’Italia è alla fame, sennò tutti avrebbero continuato a non accorgersene o a far finta di niente, anche un poco infastiditi, come peraltro è stato fino a ieri, da quei maniaci che lo hanno sempre detto. Lo dicevano già Gaetano Salvemini ed Ernesto Rossi, l’hanno ripetuto quattro generazioni di anticlericali, sempre gravati dal sospetto che le loro fossero denunce strumentali, in odio al cattolicesimo, in spregio al Dio che senza l’obolo avvizzisce.Oggi, quasi all’improvviso, si scopre che la Chiesa, in vario modo e per molte vie, drena ogni anno 4 miliardi di euro dalle nostre vene al suo grasso ventre, e che la cosa va avanti da decenni e decenni, con incremento difforme ma costante: un’enorme montagna di denaro che non è servita solo a far prosperare il parassita, ma l’ha reso forte dei suoi investimenti agevolati, arrogante nell’arcigna difesa e nello spregiudicato sfruttamento dei suoi privilegi, avido e insaziabile com’è il parassita che non incontra resistenze. Sicché ora è troppo tardi, fatevelo dire da un maniaco che ve lo ripete dal 2004, quando già era difficile poter far qualcosa: se moriremo di fame, sarà un prete grasso a darci l’estrema unzione. Una funzioncina veloce veloce, perché intanto avrà messo gli occhi sull’orfanello e smanierà dalla voglia di consolarlo, come solo un prete sa fare con gli orfanelli. Lo avete permesso voi, morite in silenzio.