Morocco Experience - 2 Meknès: Di donne, strade e scoperte

Creato il 11 febbraio 2014 da Fredy73 @FedericaRossi5
Viaggio nelle città imperiali del MaroccoContinua da: MoroccoExperience - 1 Fez: Di partenze, caos vitale e bagni in camera
Il secondo giorno siamo svegli di buonora per concederci una passeggiata nella medina di Fez e la visita del mellah (il quartiere ebraico) alle porte del palazzo reale (non visitabile). Facciamo una colazione araba in un bar (nel nostro riad si fa colazione a partire dalle 9.30… sic!) e ci fermiamo a visitare la sinagoga, comprensiva di spazi separati per le donne (in cima a una scala ripidissima) e pozzo con acqua stagnante (alla base di un’altra scala ripidissima). Quest’ultimo serve alle donne per purificarsi, immergendosi completamente dopo ogni ciclo mestruale… Mah! La visita alla sinagoga mi fa pensare alla condizione delle donne molto più della giornata precedente in cui siamo stati a contatto con la cultura islamica. In effetti le donne col velo integrale sono talmente rare da spiccare tra tutte le altre che, come molti uomini, indossano gli abiti tradizionali (vesti lunghe, abbottonate sul davanti). Immancabile è il velo sulla testa a coprire i capelli di cui si intravede sempre qualche ciocca artatamente ribelle. Mi viene da pensare che sia una moda, come quella del doppio velo (a colori abbinati) che mi è capitato di osservare in Giordania. Se l’aspetto non tradisce una certa cultura retrograda nei confronti della donna, lo fanno, però, gli sguardi degli uomini. A me è accaduto in due casi specifici. Il primo a Fez quando passavamo davanti a un caffè frequentato appunto da soli uomini. Nonostante l’accompagnamento maschile, ad ogni passaggio mi sono sentita letteralmente spogliare con gli occhi. A un certo punto della inquietante passerella giurerei di aver sentito anche il rumore robotico di uno scanner. I commenti sarcastici e divertiti del mio amico B hanno confermato quelle che credevo fossero solo sensazioni. Il secondo sguardo, sebbene più malevolo, l’ho di lunga preferito al primo: Una aperta disapprovazione ogni volta che mi accendevo una sigaretta. E non perché siano salutisti…A parte questi due episodi, non ho notato grandi discriminazioni, anche se il mood marocchino (o, almeno, quello dell’immaginario collettivo) ha iniziato ad impadronirsi di me, trasformandomi. Chi mi segue da un po’ saprà che sono una donna estremamente autosufficiente, indipendente e ostinatamente fiera di esserlo. Ma, in quel contesto, ho lasciato che B gestisse tutto, dai soldi (una cassa comune) alle trattative, dalle prenotazioni, alle spese alla guida dell’auto. Un po’ perché B parla (anche) arabo e francese, un po’ perché – lo confesso! – ho trovato estremamente confortevole lasciarmi andare a un tipo di donna che non sono e non sarò mai, se non in questo unico spazio vacanziero: Quella che si affida completamente a un uomo. In compenso, per tutto il viaggio do il mio contributo come navigatore grazie a un ritrovato iPad (carico le mappe con la connessione del Riad per poi affidarmi al GPS) e a una naturale abilità nel leggere cartine e stradari e trovare i percorsi migliori. E’ così che ci avviamo verso Volubilis, tappa intermedia prima di giungere, in serata, a Meknés. Volubilis è un antico insediamento romano, una sorta di Pompei in tono minore del Marocco, con i suoi mosaici, i templi e le case. E’ una visone familiare ma un po’ straniante in una terra da cui ci si aspetta un’atmosfera diversa. Ma il tramonto tra le rovine, seduti al bar a degustare il migliore te alla menta del viaggio, ci proietta immediatamente nell’atmosfera vacanziera. Anche nel senso etimologico del termine. Abbiamo modo di constatare quanto poco sappiamo di questo paese che ci sorprende con un paesaggio molto simile a quello delle colline beneventane e con delle infrastrutture che, invece, in Italia possiamo solo sognarci. Ad esempio, io sogno il completamento della Salerno – Reggio Calabria da quando sono nata. Lì hanno costruito il reticolo autostradale (e di superstrade) in soli dieci anni. E mai una volta che si vedano lavori in corso (come sulla Napoli – Bari). O asfalti rattoppati. O cartelli divelti e poco chiari. Viaggiare in auto in Marocco ti riconcilia con le quattro ruote. Anche se ti accende domande nella testa sulle condizioni delle strade italiane. Persino gli autogrill lì sono ordinati, con bagni pulitissimi e moderni, e dotati di spazi all’aperto, ombrosi e verdeggianti, in cui sedersi per riposarsi davvero.Arriviamo in serata a Meknés e ci mettiamo alla ricerca di un Riad. Un gruppo di bambini ci scorta fino alla meta, perché in questi posti basta chiedere (se prima non vi intercettano loro) per arrivare ovunque. Diamo loro una piccola mancia e sistemiamo i bagagli in una stanza che è grande quasi quanto la mia casa. Il Riad di Meknés è economico e strabiliante. Il giardino in cui il giorno dopo facciamo una delle migliori colazioni (a base di uova, crepe, caffè e marmellate) è da mille e una notte. Anche la città ci colpisce moltissimo. Di tutte è forse quella meno turistica, ma di certo tra le più belle. Le imponenti mura che la circondano le conferiscono un aspetto maestoso, come si conviene a una città imperiale. Noleggiamo una carrozza con il simpatico cocchiere che ci conduce in diversi luoghi della città, dandoci il tempo di visitarne anche gli interni. E’ così che ci fermiamo all’antico complesso delle scuderie e del granaio dove la guida ci sequestra per un tour che aggiunge molto alla semplice visita del posto. La guida si improvvisa anche fotografo, immortalandoci con scatti bizzarri, non per le nostre pose, ma per il modo in cui riesce a farli (su tutte, la foto che ci ha scattato dandoci le spalle senza neanche guardare la macchina fotografica sopra la sua testa). Percorriamo il lungo perimetro delle mura e arriviamo al Mausoleo di Moulay Ismail ibn Sharif che ci sorprende con la ricchezza dei suoi ambienti, finemente decorati. Poi torniamo alla porta (Bab Mansour) che affaccia sulla grande piazza del mercato alimentare (coperto) dove, la sera prima, avevamo già fatto una puntatina lasciandoci ammaliare dalle originali composizioni piramidali di spezie e olive. A terra giacevano carcasse di animali, resti di altro cibo e varia sporcizia che il giorno dopo è scomparsa senza lasciare né traccia né odori. Da lì ci addentriamo nella Medina, inserita nella lista dei patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. E, in effetti, il centro storico di Meknés è tra i più belli del Marocco, con dedali di viuzze in cui, come a Fez, puoi trovare di tutto. Solo che qui tutto sembra un po’ più arioso e, allo stesso tempo, articolato. E’ qui che ci imbattiamo in un artigiano da cui acquistiamo dei vassoi per il te in tipico stile locale. A differenza della paccottiglia per turisti, ci rendiamo conto che i vassoi sono effettivamente antichi ed originali, tanto che necessitano di essere puliti per tornare al loro splendore. Fieri dell’acquisto, sazi dalla sera prima per la cena nel migliore ristorante della città (uno dei pasti più soddisfacenti, accompagnato da un ottimo vino prodotto in loco), ci avviamo verso Rabat con l’intento di vederla nel pomeriggio per poi dormire nella vicina Casablanca.
Note: Meknès: (arabo: مكناس, Miknās), deve il suo nome ad una tribù berbera conosciuta come Miknasa. venne riconosciuta come capitale, sotto il dominio di Moulay Ismail ibn SharifMellah: E’ l’antico quartiere ebraico presente in ogni MedinaSinagoga: Luogo di culto della religione ebraicaMausoleo: tomba monumentaleTajine: Pietanza tipica della cucina nordafricana, e in particolare marocchina, che prende il nome dal caratteristico piatto in terracotta smaltata cui viene cotta. Continua…
Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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