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Morozzi e il suo vecchio Blackout

Creato il 23 maggio 2014 da Omar
Morozzi e il suo vecchio Blackout«Ferro lava il coltello sotto il rubinetto fischiettando Don't Be Cruel, e il sangue scende nello scarico in rivoletti di un rosso scolorito e pallido.Per Aldo Ferro la musica è iniziata con Elvis ed è finita con Elvis, non c'era niente prima di Elvis, non c'è stato niente dopo Elvis. Se Gesù è già sceso in Terra, dice sempre, dopo non ci si accontenta del primo profeta che passa per strada. Questa sparata fa sempre colpo, con le amiche di sua moglie.Esce dal bagno giocherellando col coltello. La baracca è illuminata solo da una lampadina che pende nuda dal soffitto, le finestre sono oscurate dalle coperte inchiodate nel legno. Fuori, dietro gli alberi, il ciclo nero sbiadisce nel color asfalto che precede l'alba.Il ragazzo legato alla sedia non si è ancora svegliato. Aldo Ferro gli gira intorno, con le sue scarpe di serpente, i basettoni, la camicia dagli intarsi country, gli aloni di sudore sotto le ascelle. Non che faccia caldo, nella baracca tra le montagne si respira, mica come in città, che l'afa di agosto fa boccheggiare anche alle cinque del mattino. No, è stato il lavoro di precisione a farlo sudare. Tutta la notte ci ha perso, su quel lavoro di precisione.»
Blackoutdi Gianluca Morozzi (Tea)

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