Dopo le difficoltà degli ultimi mesi, il lander del progetto Morpheus della NASA ha finalmente portato a termine una prova di decollo, volo e atterraggio. L'obiettivo della missione è quello di creare un robot capace di decollo e atterraggio verticali e che possa trasportare 500 chili di carico.
di Matteo De GiuliUno scatto dal test del 10 dicembre. Crediti: NASA
È un nuovo inizio per Morpheus. La NASA è riuscita a portare a termine, per la prima volta con pieno successo, un test di decollo, volo e atterraggio di uno degli innovativi prototipi di lander ideati per questo progetto.
Nato nel luglio 2010, Morpheus ha avuto qualche battuta d’arresto negli ultimi tempi. Uno dei prototipi è andato in fiamme durante una prova di volo nell’agosto dell’anno scorso. A giugno di quest’anno un nuovo test era stato abortito. Gli ingegneri della NASA hanno progettato da capo diverse parti del motore e lavorato per semplificare la strumentazione. E il 10 dicembre al Kennedy Space Center hanno potuto gioire davanti ai 54 secondi di prova magistralmente eseguita dal lander, che si è alzato dal terreno di 15 metri ed è rimasto in aria per circa 15 secondi prima di atterrare senza problemi a qualche metro dal punto del lancio.
L’obiettivo del progetto è quello di creare un lander capace di decollo e atterraggio verticali e che possa trasportare 500 chili di carico. Un robot del genere potrebbe essere impiegato in diverse future missioni spaziali su Luna, asteroidi e altri pianeti.
Il lander utilizza propellenti “verdi” (durante il test un mix di ossigeno liquido e metano) e tecnologie sperimentali come la Autonomous Landing Hazard Avoidance Technology (ALHAT). Sviluppata sempre dalla NASA, la ALAHT permette un atterraggio di precisione grazie a un insieme di sensori di superficie che riescono in tempo reale a calcolare e prevenire i rischi di zone particolarmente ostili, valutando l’altitudine e la velocità del veicolo oltre che la topografia del sito di atterraggio.
Guarda su YouTube il video del test di volo del 10 dicembre:
Fonte: Media INAF | Scritto da Matteo De Giuli