di Leone Maria Anselmi
A quasi cinque anni di distanza da Years of refusal (2009), dopo una sofferta gestazione – dovuta per lo più alla ricerca di una casa discografica seria e affidabile – vede finalmente la luce World peace is none of your business (che letteralmente si traduce “la pace nel mondo non è affar tuo”). Prodotto da Joe Chiccarelli in perfetto stile Morrissey, il disco (il decimo della discografia solista dell’ex Smiths) è stato registrato interamente in Francia (negli Studio La Fabrique, Saint-Rémy-de-Provence). Dodici tracce nell’album standard e ben diciotto nell’edizione expanded (compresa Scandinavia, una delle canzoni più felici e riuscite del repertorio recente, proposta più volte dal vivo negli ultimi anni e finalmente incisa). Con World peace is none of your business il Moz si guadagna il dieci e lode, mettendo a tacere anche la critica più prevenuta. È a tutti gli effetti la cosiddetta opera della maturità, un lavoro in cui convergono, in perfetto equilibrio, tutte le caratteristiche salienti del pensiero di Morrissey, le contraddizioni, certi eccessi, fino agli abbandoni e ai lirismi.
Mezzo inglese e mezzo irlandese (e nel corso di questi ultimi anni, lasciatecelo dire con una punta d’orgoglio, anche un po’ italiano) Morrissey è calato nella viva contemporaneità del suo quotidiano, punta il dito contro i nemici di sempre (i governi con i loro presidenti, le vetuste regine, i non vegetariani…) e sembra che più passi il tempo e più si faccia dei nuovi nemici; ma poco importa, Moz è fatto così e non cambierà certo adesso che si avvicina ai sessant’anni. Le tematiche alla base del disco, come da tradizione ormai ben collaudata, affondano tutte nella piaga sociale, nelle maglie lise ma ancora taglienti del potere, nell’unto della politica, nel sangue della criminalità ordinaria, nelle disillusioni, nei disincanti. In Staircase at the university racconta del drammatico suicidio di una studentessa pressata dalle aspettative dei genitori; nell’articolata I’m not a man (il brano col minutaggio più lungo del disco, quasi otto minuti) è tratteggiata l’ombra più violenta della natura maschile, quella che vigliaccamente infierisce nell’ambiente domestico; la brutalità non è solo quella dell’uomo contro l’uomo, ma anche quella perpetrata dall’uomo contro l’animale indifeso (The bullfighter dies); se in Kick the bride down the aisle si parla dei diritti fondamentali spesso negati nel mondo del lavoro, in Istanbul si dispiega quell’eterno conflitto generazionale tra padri e figli. Le perle dell’album sono sicuramente Mountjoy e Earth is the loneliest planet, già entrate prepotentemente tra i classici del repertorio del Moz.
Sono trascorsi ventisette anni da Viva hate, il primo album solista di Morrissey, e questo decimo lavoro sembra essere scaturito da una stagione remota, non ben precisata; le sonorità, ricche di contaminazioni ora arabe, ora iberiche, a tratti anche hard-rock e progressive, sembrano come involontariamente vintage e al tempo stesso assolutamente contemporanee. In altre parole World peace is none of your business è al contempo un disco del passato e un disco del presente (e abbiamo già avuto modo di definirlo il disco della maturità). Più lo si ascolta e più lo si apprezza. Nessuna cesura tra un brano e l’altro, ma un filo conduttore comune che lega le singole partiture in una sola omogenea atmosfera. Brano dopo brano si respira la malinconia, la nostalgia, la necessità malcelata di tracciare dei bilanci, la sete inestinguibile di giustizia, ma anche la sfida della seduzione (Kiss me a lot). Nella traccia che dà il titolo all’album Morrissey usa un linguaggio diretto, militante, provocatorio, a tratti anche aggressivo: «La pace mondiale non è affar tuo, non devi interferire con i piani prestabiliti. Lavora duro e docilmente paga le tasse, e non chiedere a che scopo. Oh, tu povero scemo. La pace mondiale non è affar tuo, la polizia ti intontirà con le pistole stordenti, oppure ti renderà inabile con le pistole elettriche. Questo è lo scopo del Governo. Oh, tu povero scemo. Il ricco deve trarre profitto e ottenere maggiore ricchezza e il povero deve rimanere povero. (…) Ogni volta che voti, sostieni il processo. Brasile, Bahrein, Egitto, Ucraina, così tante persone nel dolore…». Questo è Morrissey. Prendere o lasciare.
Buone notizie per l’Italia: Morrissey si esibirà qui da noi nel mese di ottobre in sei imperdibili concerti che hanno già quasi registrato il sold out. Ecco le date: Roma, 13-14; Milano, 16; Bologna, 17; Pescara, 19; Firenze, 21; Padova, 22.
Leone Maria Anselmi
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Cover Amedit n° 20 – Settembre 2014, “VE LO DO IO” by Iano
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 20 – Settembre 2014.
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