Definito “lo scrittore del decennio” da Giorgio De Rienzo, critico letterario del “Corriere della Sera”, De Luca è anche poeta e traduttore.
Nel 1968, a diciotto anni, raggiunge Roma, dove prende parte al Gaos (Gruppo di Agitazione Operai e Studenti), gruppo che fonderà Lotta Continua a Roma. Erri diventerà in seguito il responsabile del servizio d’ordine di Lotta Continua. Inoltre dichiarerà più di recente che al momento dello scioglimento di Lc (Rimini, 1976) non volle entrare in clandestinità e convinse il servizio d’ordine romano a seguire la sua stessa strada.
In seguito, svolge numerosi mestieri in Italia ed all’estero, come operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore. Durante la guerra in ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni. Studia da autodidatta diverse lingue, tra cui lo yiddish e l’ebraico antico dal quale traduce alcuni testi della Bibbia. Lo scopo di queste traduzioni, che De Luca chiama “traduzioni di servizio”, non è quello di fornire il testo biblico in lingua facile o elegante, ma di riprodurlo nella lingua più simile e più obbediente all’originale ebraico.
Pubblica il primo romanzo nel 1989, a quasi quarant’anni: Non ora, non qui, una rievocazione della sua infanzia a Napoli.
Regolarmente tradotto in francese, spagnolo, inglese, tra il 1994 e il 2002 riceve il premio France Culture per Aceto, arcobaleno, il Premio Laure Bataillon per Tre Cavalli e il Femina Etranger per Montedidio. È del 1999 il libro Tu, mio.
Collabora a diversi giornali (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Avvenire, Gli Altri) e oltre ad articoli d’opinione, scrive occasionalmente anche di montagna. Come dichiara in alcune interviste televisive Erri De Luca è un grande amante della montagna.
Titolo: Morso di luna nuova. Racconti di voci in tre stanze
Autore: Erri De Luca
Serie: //
Edito da: Mondadori
Prezzo: 12.00 euro
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: pag. 97
Voto:
Trama: Napoli 1943, la storia di nove persone che si incontrano in un rifugio mentre fuori infuriano i combattimenti tra alleati che stanno per liberare la città e nazisti che stanno ritirandosi. Nove esistenze differenti, ciascuna con la sua età, il suo mestiere, la sua storia, accomunate dal caso che li vuole uniti nel momento più tragico di Napoli.
Recensione:
by Debora
Questa volta parliamo di un libro un po’ diverso dai soliti romanzi e diamo spazio a questo racconto, così lo voglio chiamare date le poche pagine, veramente fuori dalle righe. Subito, sfogliando il libro velocemente, salta all’occhio come abbia una forma diversa dai soliti libri: visibilmente si nota come sia stato scritto (apparentemente) per il teatro. Sono presenti, infatti, le voci, i dialoghi di ogni personaggio raccontato nella storia. Non ci sono quindi descrizioni ma solo dialoghi diretti. Troviamo un largo uso di parentesi utilizzate per spiegare a chi si rivolge un personaggio o per meglio esprimere il suo stato d’animo o ancora per un uso più pratico come quello di tradurre le frasi in napoletano stretto. Senza queste traduzioni, forse, molti avrebbero avuto serie difficoltà a capire e sinceramente anche alcune frasi non tradotte non sono sempre semplici. Io sono riuscita a capirle anche perché conosco sufficientemente questo dialetto anche se sono del Nord Italia, ma probabilmente alcuni avrebbero difficoltà anche con le parole più semplici. Il dialetto napoletano è, infatti, il protagonista assoluto di questo libro e senza questa particolarità il libro perderebbe tutto il suo fascino.
All’inizio, l’autore ci presenta i personaggi o meglio, come è scritto, le “persone” che rappresenterebbero in un atto teatrale gli attori. Poi, invece che trovare i classici “atti”, troverete la suddivisione del libro in stanze, in tutto quattro, come è scritto anche nel sottotitolo racconto per voci in tre stanze.
Il vero piacere nella lettura, come vi ho anticipato prima, è nel sentire, nel vero senso della parola, il calore, la simpatia e l’ironia del popolo napoletano e della loro parlata.
Non ho colto ogni personaggio, non ho amato in particolare uno di loro, a parte forse Biagio che si distingue dagli altri perché balbuziente, ma ho colto la totalità degli attori, capaci di sceneggiate anche in tempi difficili, di guerra.
In sostanza, un libricino che mi ha fatto ridere e che mi ha fatto passare qualche ora in allegra compagnia. Consigliato a tutti i napoletani ma anche a chi vuole conoscerli un po’ meglio!