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Morte a firenze

Creato il 27 gennaio 2013 da Renzomazzetti
.ARNAIOLE.

.ARNAIOLE.

 Ai tempi di Firenze capitale, fra i tantissimi turisti che avevano scelto Firenze come meta dei loro viaggi… erano inglesi, francesi, tedeschi… capitò un principe indiano. Con tutto il suo seguito alloggiò nel miglior albergo della città, con le mogli e i servitori. Era ancora molto giovane quando fu colpito da una malattia che in breve lo portò alla morte. Per la religione indiana i corpi devono essere bruciati e le ceneri disperse alla confluenza di due fiumi. Per questa pratica religiosa fu scelto il punto in cui il torrente Mugnone si immette nell’Arno. Fu innalzata la pira, fu messo su il corpo coi profumi, con tutte le cerimonie, tutte le preghiere loro e poi fu bruciato. Le ceneri del principe furono gettate in Arno. A ricordo di questo avvenimento, alla confluenza dell’Arno col Mugnone fu costruito un tempietto che riproduceva le fattezze del principe morto. Da quel momento il luogo delle Cascine fu chiamato l’Indiano, proprio in ricordo di questa storia triste capitata circa centocinquanta anni fa. Quindi anche l’Indiano, l’attuale ponte di raccordo, fu chiamato anch’esso Ponte all’Indiano. (Ricordo da un racconto di Sandro, Santo Spirito).

 

M  A  R  G  H  E  R  I  T  A

Come stagioni che spogliano

la bella margherita

la misera mano carpisce

i petali colorati.

Della tua terra materna rigogliosa

ad altri dona i frutti del sudore

del bollente sole splendente

dell’infinito cielo piangente

nell’estivo profondo pauroso temporale.

Il vento porta con il profumo del mare

il grido dei gabbiani affamati

il silenzioso dramma dei pesci sbranati

nel sommesso ondeggia la distesa

di calici offerti delicati e colmi.

I ricordi scolpiti nel semplice gambo

svaniscono lentamente

e al peso dei pianti della rugiada

pieghi i tuoi dolci steli vellutati

dove il sudore umano ristagna.

Somigli a quella fanciulla

che conobbe solo gli stracci

e non il vestitino candido colorato

con il quale ti illudi morendo

quando io, vile, ti colgo.

-Renzo  Mazzetti-

 

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