MORTE DI UN UOMO FELICE - Giorgio Fontana

Creato il 18 ottobre 2014 da Lalettricerampante
Conoscevo solo di sfuggita Morte di un uomo felice di Giorgio Fontana, prima che gli venisse assegnato il premio Campiello. Sapevo che era pubblicato da Sellerio. Sapevo della piacevole sorpresa di ritrovare un giovane scrittore nei cinque finalisti del premio,  tra cui c'erano anche Mauro Corona e Michele Mari. Eppure, per un motivo o per l’altro, non mi era ancora venuto in mente di leggere il suo libro. Nemmeno avevo ben chiaro di cosa parlasse, se devo essere sincera.Poi ha vinto il Premio Campiello e ha iniziato a incuriosirmi. E infine ho letto ilpost che Paolo Cognetti gli ha dedicato sul suo blog. Se Paolo Cognetti, giovane autore che adoro, parla così bene di un altro giovane autore e del suo libro (cosa rara ultimamente, che pare che uno dei passatempi migliori degli scrittori italiani contemporanei di oggi sia di criticare il lavoro degli altri autori contemporanei di oggi), quell'autore e quel libro io avrei dovuto assolutamente conoscerli.
Morte di un uomo felice è un libro incredibile. Non so nemmeno bene che aggettivo usare per poterlo descrivere senza sembrare esagerata. Parla di terrorismo, quello che ha devastato l’Italia negli anni ’70 e ’80, e parla di fascismo e di partigiani. Lo fa tramite Giacomo Colnaghi, giovane magistrato che sta indagano sull'omicidio di un politico democristiano e sul nuovo gruppo armato che lo ha messo a segno. Un personaggio coraggioso, che rifiuta la scorta pur sapendo che ne avrebbe bisogno, ma è anche pieno di dubbi, di contraddizioni, di inquietudini che gli rendono il lavoro più difficile: è estremamente religioso, ma a volte mette in dubbio ciò che la chiesa e la Bibbia hanno insegnato; è sposato e crede molto nel matrimonio, ma il rapporto con la moglie e i due figli è estremamente fragile; sa di dover condannare ma allo stesso tempo vuole capire cosa passa nella testa dei terroristi per cercare in qualche modo di fermarli. E soprattutto ha alle spalle il ricordo del padre Ernesto e del vuoto che ha lasciato: era un partigiano, ma è morto quasi subito, lasciando una moglie piena di rancore nei suoi confronti e due figli, tra cui appunto il piccolo Giacomo, che di lui non ha conosciuto niente se non quel breve biglietto che gli ha dedicato prima di morire. Giacomo, forse senza nemmeno rendersene conto, sta un po’ rivivendo su se stesso la vita del padre, commettendo forse gli stessi errori per lottare per qualcosa che ritiene giusto.
La forza del libro sta proprio in questo grande personaggio e nel modo in cui Giorgio Fontana è riuscito a rappresentarne le inquietudini e i pensieri, quasi eliminando ogni implicazione politica del periodo e descrivendo semplicemente un uomo, che cerca di far bene il suo lavoro e di vivere bene la sua vita e di essere, in qualche modo, felice.
La vendetta è uno strumento inutile; in primo luogo per voi stessi. E sì, certo, so che una parte di voi non vuole affatto essere migliore, ma solo prendere l'uomo che vi ha fatto così male e distruggerlo, fargli comprendere quanto dolore avete dovuto subire. Ma un complice di quell'uomo vorrà a sua volta vendetta, e colpirà un altro uomo innocente, e a tutto questo non c'è termine: alla fine di tutto resta solo la morte. Non c'è più spazio per la conoscenza, per l'amore, per una pizza, per una passeggiata: il mondo sparisce completamente, il mondo che volevi salvare. Restano solo il gelo e la vendetta. È un'ossessione da cui non si esce.

L’autore è stato anche bravo, soprattutto in relazione alla sua età, a riprodurre il clima dei due periodi che racconta, quello della guerra e quello degli anni ’70:  leggendo sembrava di esserci dentro, di sentire addosso la stessa ansia, la stessa sensazione di attesa e di inquietudine che si viveva allora.
Se proprio dobbiamo trovare una nota negativa, per quanto mi riguarda riguarda l’uso della punteggiatura. Tutti questi due punti mi hanno fatta un po’ impazzire. Ma in questo articolo Giorgio Fontana spiega il perché li utilizza… Non mi ha convinta del tutto, ma almeno una spiegazione c’è.
Insomma, Morte di un uomo felice è un altro, ennesimo per fortuna, segnale che la letteratura italiana contemporanea esiste eccome ed è di grande qualità; che le voci nuove e giovani ci sono, e che meritano di essere lette. Cosa state aspettando?
Titolo: Morte di un uomo feliceAutore: Giorgio FontanaPagine: 260Anno di pubblicazione: 2014Editore: SellerioISBN: 978-8838931727Prezzo di copertina: 14 €Acquista su Amazon:formato brossura: Morte di un uomo feliceformato ebook: Morte di un uomo felice (La memoria)

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