Morti bianche. E rosse. E verdi

Creato il 12 ottobre 2010 da Ilgrandemarziano

L'Afghanistan non è un Luna Park. E dall'1 gennaio 2005 i militari ormai sono professionisti. Dunque non è che ti arriva a casa la cartolina e sei costretto a salire sull'ottovolante, lasciando il caffè sul fuoco, la moglie sotto la doccia e il bambino da cambiare. Non succede più così. Professionisti significa che quello che fanno è il lavoro che hanno scelto di fare. E nel ventaglio delle possibilità, c'è anche quella di essere mandati (o di chiedere di andare, perché per molti - tutti? - vale l'autocandidatura) in posti molto pericolosi.
L'Afghanistan non è un Club Med. E il massimo dell'animazione che ti può capitare è una visita del Ministro La Russa. Ma sei tu, soldato, che l'hai scelto nella consapevolezza della pericolosità del luogo e nella speranza che non succeda niente di male. Perché nessuno verrà a dire che i ragazzi (e le ragazze) sono stati convinti ad andare là dicendo loro che era quattro stelle, all inclusive, con piscina, solarium e campi da tennis. Non credo che ci sia laggiù nessuno che non voglia essere laggiù, non fosse altro che per uno stipendio che a casa nemmeno se lo sogna.
L'Afghanistan non è Las Vegas. E se la roulette fa uscire il tuo numero, non sei un eroe. Sei solo un morto sul lavoro, ma con in più le attenuanti che sapevi che era un lavoro molto pericoloso e che il datore di lavoro ha tutte le carte in regola con la 626. Ed eri consapevole che il rischio di incrociare la traiettoria di un cecchino o di mettere il piede su una mina era dietro l'angolo, anche se speravi di non svoltarlo mai. Altrimenti pensi sarebbe il caso di andarsene in giro bardati in quel modo, con il mitragliatore al braccio, il giubbotto antiproiettile sul cuore e qualche granata appesa alla cintura, solo per distribuire merendine al cioccolato ai bambini?
L'Afghanistan non è una Beauty Farm, ma è una Missione di Pace (chiamata tale per poter farsi beffe dell'Articolo 11 della Costituzione) usata come botulino per le rughe del tuo Governo. E tipicamente se provi a metterti in mezzo tra due che non riescono a fare la Pace, finisce che l'occhio nero te lo fai pure tu, anzi per primo tu, che sei venuto a immischiarti. E adesso è inutile che ti stracci le vesti e gridi: «Basta, dobbiamo tornare indietro!» Il punto, semmai, è che non ci si doveva andare fin dal principio. Ma se adesso hai preso degli impegni, e l'hai fatto anche nei confronti di una comunità internazionale, non puoi mica fare i capricci, pestare i piedi e dire che il gioco non ti piace più, portarti via il pallone e tornartene a casa facendo marameo a tutti quelli che restano in prima linea. Purtroppo non è così che funziona, a dispetto del dolore e dell'emotività del momento. Tutto il resto ha il puzzo acre della solita ipocrisia e della strumentalizzazione politica. Un puzzo che assomiglia tremendamente a quello della polvere da sparo.
L'Afghanistan è (ancora) una fabbrica di morti. Già se n'erano accorti a loro spese i sovietici. Si può soltanto ringraziare che adesso la fabbrica non funziona più tanto bene.


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