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Morti da pellegrinaggio, morti sul lavoro

Creato il 30 luglio 2013 da Albertocapece

Morti-sul-lavoro3-400x215Mi colpisce il fatto che  Letta sia presente alla cerimonia funebre per i morti del bus finito nella scarpata. Mi impressiona che vada a far atto di presenza il premier di un governo che fa poco o nulla ma che non ha perso occasione di ribadire la linea berlusconiana delle deregulation e della diminuzione di controlli che sono l’origine vera di queste tragedie. Mi offende che vada ad onorare i morti da pellegrinaggio, ma che non abbia mai pronunciato una parola per i morti sul lavoro e che non abbia alcuna voglia di riconoscere come le tutele ( sempre ostili alla competitività) volute nel 2008 si siano trasformate in una sorta di squallido mercato di attestati falsi, di corsi fasulli.

E francamente sono sconcertato dal recente concertino dei media che hanno fatto festa per i dati dell’Inail che testimoniano una diminuzione delle vittime nel 2012: “appena” 790 morti sul lavoro. Da un certo punto di vista il dato sarebbe più che ovvio vista la drammatica caduta dell’economia e non testimonia affatto di una maggiore attenzione alle tutela, anzi un livello così alto, nonostante l’imponente crescita della disoccupazione e la moria di aziende e attività, dovrebbe allarmare. Ma la cosa più avvilente è che nessuno trova la forza di dire che i dati sono sostanzialmente un falso: in realtà i 790 morti sono quelli che  l’Inail riconosce su 1296 denunce per infortunio mortale. E quando ci si mettono di mezzo i soldi dei risarcimenti si sa che l’obiettività va a farsi fottere. Inoltre le cifre riguardano esclusivamente gli assicurati Inail e quindi lasciano completamente da parte le vittime del lavoro nero che come si sa benissimo costituisce una notevole percentuale della nostra economia, così significativa che Tremonti a suo tempo cercò di venderla a Bruxelles come “assicurazione” della nostra capacità di reggere il debito pubblico. Per non dire che proprio qualche giorno fa dalle parti del Pd e affini si è detto che il lavoro nero è una sorta di welfare necessario  e che dunque bisogna lasciarlo stare.

Eppure il nero è presente proprio nei settori più pericolosi – l’edilizia per esempio – dove i morti vengono spesso fatti sparire dai cantieri e portati in altri luoghi. E’ una piaga e una vergogna per la civiltà. Tuttavia questa strage non merita visite: né  rivisitazioni legislative e nemmeno una modesta retorica di “presenza” che potrebbe allarmare i padroncini delle ferriere. Persino Napolitano sembra aver abbandonato un tema utilizzato per smacchiare la tavola dei pasticci commessi.

Mi chiedo se con maggiori controlli “veri” non quelli puramente formali che vengono incautamente vantati da qualche amministrazione regionale a tutela del giro di affari della “sicurezza”, sarebbe possibile imbarcare decine e decine di persone su un bus così scassato da perdere la trasmissione per strada. Ma si sa che le tutele sul lavoro, che ogni tanto scopriamo scopriamo essere tutele per tutti, non sono compatibili con la competitività da terzo mondo che inseguiamo.  E con gli inganni, la corruzione da terzo mondo che tolleriamo. Solo nella rassegnazione e nell’inazione ci illudiamo di essere “evoluti”.


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