L’ex dittatore argentino Jorge Rafael Videla è morto a 87 anni a Buenos Aires. Videla è deceduto venerdì mattina nel carcere di Marcos Paz dove scontava l’ergastolo per i cirmini commessi durante la dittatura militare. L’ex dittatore, ha riferito la moglie, Cecilia Pando, ieri sera aveva avuto un malore.
«È deceduto Videla, responsabile genocidio», è uno dei titoli della tv di Buenos Aires.
Generale dell’esercito, Videla è stato a capo della sanguinaria giunta militare argentina che governò con pugno di ferro il paese dal 1976 al 1981 (venne allontanato dall’incarico, e la presidenza assunta da Roberto Eduardo Viola, circa due anni prima della caduta della dittatura). Videla è stato condannato a due ergastoli e 50 anni di carcere per vari crimini contro l’umanità: è stato infatti uno dei principali responsabili dell’assassinio e della tortura di rica 30mila persone avvenuto durante gli anni della dittatura.
Videla arrivò al potere nel ’76 con un colpo di stato contro Isabelita Peròn, la vedova di Juan Domingo Peròn». La presidente fu sostituita da una giunta militare formata da Leopoldo Galtieri, Emilio Eduardo Massera e Orlando Ramón. Il governo dei militari avviò quello che venne ribattezzato Processo di Riorganizzazione Nazionale, sigla sotto cui in realtà si arrivò alla sospensione delle libertà civili e sindacali e decine di migliaia di persone furono arrestate, torturate, uccise e fatte sparire, creando il fenomeno dei “desaparecidos”. Persone che dopo essere state sequestrate dalle forze speciali dell’esercito sparivano senza lasciare alcuna traccia nei registri della polizia o delle autorità militari.
Dopo il ritorno della democrazia in Argentina, nell’85 Videla venne condannato all’ergastolo. Graziato nel ’90 dal presidente Carlos Menem, la decisione fu dichiarata incostituzionale nel 2007. L’ex dittatore è stato poi condannato di nuovo all’ergastolo nel 2010 per la morte di 31 detenuti e ancora a 50 anni di carcere nel 2012 per il rapimento di figli di desaparecidos.
«La notizia della sua morte ha un forte impatto, ma per me era già un uomo morto, anche se nei processi contro di lui appariva in buone condizioni fisiche», è il commento di Angela “Lita” Boitano, nata in Italia e madre di due desaparecidos. «Questa è una morte che non cambia nulla nei procedimenti giudiziari ancora in corso contro di lui», ha sottolineato all’agenzia Ansa Boitano.