Magazine Storia e Filosofia
Certo, prima di compiere questo passo, egli aveva conquistato una popolarità nel mondo ebraico egiziano e aveva saputo presentare l'esodo dal paese come l'inizio di una nuova epoca di redenzione: aveva ricordato agli Ebrei il Dio dei loro padri, li aveva animati con una nuova fede.
Ma gli Ebrei, costretti ai lavori più pesanti e, in particolare, impiegati nella grande edilizia dei faraoni, erano troppo utili al paese; e il faraone non accolse la richiesta. Mosè, impavido e sicuro di sè, fece gravi minacce. Carestìe e morìe si abbatterono sull'Egitto: le cosiddette "dieci piaghe. Il faraone, sbigottito, permise alle genti ebree di abbandonare il paese.
Così gli Ebrei si riunirono sotto il comando di un uomo che per anni li aveva confortati e rinvigoriti nella loro abiezione e li conduceva adesso, per volontà divina, verso nuove terre. Lo stuolo si diresse verso il Mar Rosso per lasciare la terra egiziana e divenne sempre più numeroso lungo il cammino.
Preoccupato per l'imponenza di quell'esodo, il faraone intervenne con un esercito per trattenere i fuggiaschi, ma le sue soldatesche furono travolte dalle acque del Mar Rosso. Attraverso il mare, l'emigrazione si svolse a sud, verso il monte Sinai. Non era facile guidare quella comunità vagabonda che, dopo secoli di permanenza in Egitto, si era allontanata dal Dio dei suoi padri accogliendo molte divinità egiziane.
Ma Mosè sapeva che solo una profonda fede poteva dare al suo popolo una unità e la forza di conquistare una nuova terra. Per circa un anno il condottiero si fermò con le sue genti al Sinai per organizzare il loro culto e dar loro una legge. Ebbe ancora visioni che lo illuminarono nel suo compito e gli diedero nuova energia.
La sua funzione mediatrice assunse la massima importanza quando, invitato da Dio a salire sul monte Sinai, ricevette le tavole della Legge, o "Decalogo". Poi fu ripresa la marcia verso la Palestina.
Giunti a Cades, la situazione divenne difficile, vi furono ammutinamenti e ritorni all'idolatria. Qui Mosè stabilì il suo centro, ma, per quarant'anni, il popolo fuggiasco vagò nel deserto circostante minacciando di disgregarsi.
Infine il vegliardo riuscì a raccoglierlo per tentare l'ultima fatica: la conquista della terra di Canaan. Ma è destino che l'impresa non sia portata a termine da lui: egli penetra nel paese dei Moabiti, passa il fiume Arnon, che sfocia sulla riva orientale del Mar Morto, insedia quella regione una parte del suo popolo e muore, in estrema vecchiaia, dopo avere contemplato dal monte Nebo, là dove il Giordano sbocca nel Mar Morto, quella Terra Promessa dove Dio gli aveva proibito di entrare in punizione di una sua colpa, forse il non essersi opposto con sufficiente rigore all'idolatria in cui, a un certo momento, era ricaduta la sua gente.
Mosè ci appare così il primo condottiero di popoli che si delinei chiaramente nella storia, il primo che riunì una gente in un preciso ideale religioso e sotto una legge, dandole la coscienza di se stessa e di un suo compito e avviandola per un suo destino.
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