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Moshi Moshi: Sorry, Wrong Number

Creato il 19 settembre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Moshi Moshi: Sorry, Wrong Number

Spero dentro di me che all’intercontinentale che sto per fare… rispondano subito. Sono un fascio di nervi.

- Moshi moshi?

Non sapevo che voce aspettarmi, le sue interviste sono così rare. È una normalissima voce di donna adulta dalla tipica cadenza giapponese.

- Mrs Yoshimoto?

- Yes… Who is? – I’m an Italian girl. I’ve just finished to read your last book and I’m writing a book review… I’d like to ask you some questions. Can we speak in Italian?

- Sì, mi piace parlare e ascoltare l’italiano, l’Italia è un paese che amo molto e l’ho visitato molte volte. E credo di averlo fatto trasparire in molti dei miei libri. Ma lei signorina, non vuole parlare di questo. Vuole parlare del mio ultimo libro, giusto?

- Esattamente. Moshi moshi (edito da Feltrinelli nella collana Narratori e tradotto da Gala Maria Follaco) in italiano si traduce con “Pronto?”. Perché ha scelto un titolo così “diretto”?

- È chiaro che dietro c’è una strategia di marketing, ma anche lei ammetterà che suona molto bene. È una parola dalla pronuncia dolce. E poi mi dava la sensazione di mettere immediatamente il lettore in contatto con la protagonista, Yoshie. Non trova?

- Sì, sono d’accordo con lei. E in questo contatto traspare tanta malinconia. Ce n’è davvero tanta in questo libro. Sembra esserci qualcosa di autobiografico, le era successo qualcosa in particolare durante il periodo in cui ha scritto il romanzo?

- Non so. In realtà ho voluto narrare una storia che mi è venuta da dentro. Senza pensarci troppo ma al mio consueto stile ho voluto aggiungere un po’ più di mistero. E credo di esserci riuscita. È la storia di questa ragazza, della morte di suo padre avvenuta in maniera molto strana, e del superamento del lutto insieme alla madre. Cosa le è piaciuto di più?

- Beh, è difficile dirlo così su due piedi ma quello che apprezzo di più nei suoi lavori è l’ingenuità e la purezza. Lei ha il dono di frammentare, spezzettare sentimenti ed emozioni e dare alle cose anche alle più piccole un valore enorme. Mi stupisco ogni volta di riuscire ad assaporare piccoli gesti, sorbire zuppe e minestre con i protagonisti, sentire il vento del Giappone sulla pelle, contemplare fiori o osservare la folla uscire dalla metropolitana. Leggo i suoi romanzi con un pizzico di invidia, sono invidiosa di non riuscire a frammentare la mia vita come i suoi protagonisti. E ammetto di essere curiosa di assaggiare tutti i piatti che descrive!

- Ah, l’ha notato? Adoro mangiare e mi piace che anche i miei personaggi svolgano gesti naturali come possano essere considerati quelli di mangiare e bere. E poi la protagonista, come nel mio primo romanzo Kitchen, lavora in un ristorante.

- È un’altra impressione che mi piace tanto, quella di immaginarmi seduta in questi localini, tanto ben descritti. Ma torniamo al libro. Ho avuto l’impressione che ultimamente si sia dedicata “al romanzo di formazione”. Intendo dire che anche nel suo ultimo lavoro High & Dry. Primo amore ha seguito una giovane adolescente nella scoperta del suo primo amore, adesso seguiamo Yoshie nel superamento del lutto e nel suo percorso verso l’età adulta…

- In effetti amo le età intermedie, quelle di crescita, quelle in cui avviene un passaggio ad un altro mondo. Mi piace descrivere la sensazione di smarrimento che si prova. Ma in Moshi moshi questo passaggio l’ho fatto vivere anche alla madre di Yoshie che tenta di tornare alla vita dopo un’esistenza vissuta in maniera abbastanza “ingessata”, recitando il ruolo di signora borghese.

- Ha perfettamente ragione… credo che sia arrivato il momento di chiudere, la ringrazio molto per la sua disponibilità. Il romanzo ovviamente mi è sembrato…

Tuh, tuh, tuh, tuh! Maledetta linea telefonica!

una immagine di Copertina di Moshi moshi Feltrinelli 2012 su Moshi Moshi: Sorry, Wrong Number


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