A Natale, anziché dedicarmi a pie meditazioni o all’ascolto di cori gospel, sono andata alla Triennale di Milano a vedere questa mostra molto poco natalizia, organizzata a 100 anni dalla scomparsa dello scrittore irlandese Bram Stoker, autore del celebre romanzo. Ma Gesù Bambino si è vendicato, la mostra si è rivelata un vero disastro.
Fondamentalmente potrebbe essere citata nei testi clinici come frutto di una mente schizofrenica. La prima personalità appartiene ad un coltissimo, verboso insegnante di storia, che affastella pagine e pagine di spiegazioni destinate ad illustrare forse una ventina di oggetti: un ritratto di Vlad Tepes III detto l’Impalatore (1431-1476, il Dracula storico);
oggetti, armi, parti di armature del XV secolo provenienti dal Museo d’Arte Antica di Vienna; vetrine con antichi libri tedeschi stampati in gotico dedicati ai vampiri e a come esorcizzarli; pannelli con titoli di libri e locandine di spettacoli dedicati ai vampiri fin dall’inizio del XIX secolo; e una prima edizione di DRACULA con dedica autografa di Bram Stoker alla madre. Il tutto in una sala buia, dove non è facile leggere enormi cartelloni con interminabili e dotte spiegazioni, scritte per di più in bianco su fondo nero. Nessuna foto della Valacchia o della Transilvania, una sola cartina, tanto essenziale da sfiorare l’incomprensibilità, illustra l’avanzata degli ottomani in Europa attraverso i secoli, mentre l’ennesimo cartellone spiega l’utilizzo politico-ecclesiastico del mito dei vampiri in funzione anti-islamica prima e anti-slava poi: argomento molto interessante ma…. ci vorrebbe un libro, altro che un cartello!A questo punto si rivela la seconda personalità del nostro paziente: il robivecchi maniaco, colui che ha allestito dei container di legno a richiamare le casse piene di terra che, nel romanzo di Stoker, Dracula trasporta con sé dalla Transilvania durante il suo viaggio a Londra. La cassa dal titolo COME SCEGLIERE UNA NUOVA DIMORA contiene una raccolta di vecchi oggetti con un deciso effetto-solaio (mobili spaiati, tappeti consunti, un pipistrello impagliato) fra cui spicca una lucidissima collezione di cazzuole massoniche: qualcuno sa spiegarmi che c’entrano? Inguardabile e noiosissimo il filmatino esplicativo. La cassa intitolata IL BACIO DEL VAMPIRO è completamente chiusa: una didascalia invita a spiare attraverso le apposite fessure frammenti di vari film che mostrano l’attimo cruciale in cui il vampiro morde le sue vittime. Vietato ai bambini: boh! Vietata ai piccoli, immagino a questo punto annoiatissimi, anche la saletta che contiene alcune tavole inedite del 1987 di Guido Crepax intitolate VALENTINA INCONTRA DRACULA.
Valentina incontra Dracula, Guido Crepax (1987)
La terza personalità sembra la più stabile e coerente, è quella del critico cinematografico che ha curato un collage da una decina di film sui vampiri, dallo storico NOSFERATU di Murnau a quello di Werner Herzog, passando per il DRACULA DI BRAM STOKER di Coppola e per gli innumerevoli B-movie anglo-americani col volto di Christopher Lee o di Bela Lugosi. Gli schermi della sala sono grandi e i divani comodissimi. Unico appunto: basta usare Orff e Saint-Saëns per QUALSIASI colonna sonora, dai vampiri alla pubblicità dello yoghurt!
Bela Lugosi nel film Dracula (1931)
Per finire la quarta personalità: la drag-queen. E’ quella che ha deciso di ammannirci un documentario sull’opera di Ishioka Eiko, geniale costumista del film DRACULA DI BRAM STOKER di Francis Ford Coppola (tratto dagli extra del dvd, immagino): costumi splendidi, per carità, ma di “vero” ce n’è solo uno, la corazza rosso sangue di Vlad. E il documentario è da vedere in una specie di corridoio, in piedi e cercando di non farsi spintonare dai visitatori che vogliono recarsi nella sala successiva. Sala che contiene alcune preziose tavole originali della storyboard del suddetto film di Coppola e una collezione di splendidi ma totalmente incongrui costumi teatrali, dalla Regina della Notte de IL FLAUTO MAGICO a Giocasta da EDIPO RE, accomunati dall’aspetto lussuosissimo e vagamente funereo anche se abbondano d’oro e le pietre preziose. E per finire un pannello con foto piuttosto piccole tratte da UOMO VOGUE (sponsor): abiti maschili accomunati dal colore nero o dallo stile dandy di linea e finiture. Ma Dracula con tutto questo che c’entra?
Se rimaniamo nell’ambito della cultura “alta” non risultano invece pervenute note sulle arti figurative; a parte le tavole di Crepax nessun accenno al mondo dei fumetti. E’ totalmente ignorato l’universo della musica rock nelle sue mille sfaccettature, dal glam al gothic, che dall’iconografia dei vampiri ha pescato a piene mani, a partire dai costumi e dalle copertine dei dischi, influenzando fortemente la moda giovanile. Come sopra per le ormai innumerevoli serie televisive, ad iniziare dai capostipiti BUFFY e ANGEL fino agli attuali TRUE BLOOD e THE VAMPIRE DIARIES, per citare quelle di maggior successo popolare.
True Blood, serie TV di HBO
In definitiva, proprio non mi sento di raccomandare la visita di questa mostra: sul sito ufficiale troverete le foto degli oggetti più interessanti. Su Wikipedia c’è tutto quello che è raccontato nelle didascalie ed una ricchissima filmografia. E lasciate perdere le sfilate di moda maschile.