La storia dell’Espressionismo Astratto americano, sviluppatasi tra gli anni Quaranta ed i Sessanta del secolo scorso, viene ripercorsa con la mostra “Pollock e gli irascibili“, a Palazzo Reale a Milano, dal 24 settembre al 16 febbraio. Vi sono esposti 60 dipinti provenienti dal Withney Museum di New York.
Quel gruppo di artisti operanti a New York, con in testa Jackson Pollock, subì per diversi anni l’ostracismo da parte dei grandi musei americani, ancora legati al figurativo. Quando nel 1950 il direttore del Metropolitan Museum di New York, Francis Henry Taylor, arrivò a pronunciare un disprezzante rifiuto delle loro opere per una mostra dedicata all’arte moderna americana, Pollock e gli altri astrattisti decisero di protestare facendosi fotografare sulla scalinata di accesso al Metropolitan, vestiti ineccepibilmente di scuro alla maniera dei banchieri.
Una immagine ben diversa da quelle scattate nei loro studi, dove Pollock, inventore dello stile cosiddetto “dropping”, saltellava a piedi nudi su tele stese a terra, sgocciolandovi o schizzandovi sopra accesi colori con siringhe.
Per quella ironica protesta gli espressionisti astratti vennero definiti “irascibili”, nome con cui sono ricordati in questa mostra milanese. Questi artisti amavano soprattutto la gestualità dell’atto creativo.
Oltre ai quadri eseguiti col dropping da Pollock, vi sono le grandi linee con cui Barnett Newman tagliava spazi monocromi, le sovrapposizioni materiche di Arshile Gorky, gli accesi contrasti di Clifford Stili, i violenti segni neri di Robert Motherwell e Franz Kline, i rettangoli diversamente colorati di Mark Rotcko, le tempeste di piccoli segni di Ad Reinhardt, le figure frammentate di Willem de Koonig.
I loro sono tutti nomi entrati nella storia dell’arte e le loro opere, un tempo rifiutate dai musei, ora arrivano a superare i cento milioni di dollari nelle aste internazionali.