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“Mostri Normali. Storie di morte e di altri misteri”

Creato il 11 marzo 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

ponziokUna mattina di primavera del 1975 Sandra Sandri, 11 anni, scompare nel nulla nel centro di Bologna. Verso le 8 la bimba saluta sua madre, scende dall’autobus che la sta portando a scuola e incontra un’amichetta alla quale dice “vai pure avanti, mi fermo solo un attimo al bar”. Da quel momento di lei non si saprà più nulla. Cambio scena, 2002 a Trecasali nel parmense: un corpo completamente carbonizzato viene trovato all’interno di un cassonetto della spazzatura, impossibile identificare la vittima. Si scoprirà soltanto che nello stomaco ha tre monte provenienti dalla Colombia. Nuovi cambi di inquadratura ed eccoci a Modena per il “mostro” che ammazzò dieci donne senza farsi mai scoprire dalla polizia, oppure ecco il corpo di Angelo Fabbri massacrato a coltellate e gettato in un bosco, il cadavere di don Amos Barigazzi irriconoscibile e grondante sangue. Vicende mai chiarite, tuttora sospese nel limbo tinto di giallo degli omicidi irrisolti. Casi di morte violenta eppure sì, così carichi di vita.
Luca Ponzi, giornalista Rai, parla in fondo di persone comuni nel suo libro “Mostri Normali. Storie di morte e di altri misteri” (Mursia), che verrà presentato domenica 25 marzo alle 18.30 alla Feltrinelli di via Repubblica. Undici storie di morti ammazzati senza un perché dagli anni Settanta a oggi lungo la via Emilia, vena che spesso ha innervato di ferocia le floride terre sulle quali scorre. Il titolo del libro dichiara subito l’intento dell’autore: “La cosa che più mi incuriosiva – illustra infatti Ponzi – era raccontare la normalità dalla quale spesso scaturisce la violenza e la morte. Quasi tutti i casi trattati nel volume, ad esempio, sono maturati in circostanze ordinarie di vita, le vittime non avevano nulla a che fare con la malavita né si erano rese protagoniste di episodi sospetti”.
E’ la cronaca nera che incrocia la quotidianità di ognuno, insospettabilmente. “La nera mi ha sempre appassionato per questo – spiega il giornalista – non è altro che uno strumento per raccontare l’uomo a tutto tondo, non soltanto nel suo aspetto bestiale. Anche nel lavoro quotidiano per la Rai il mio intento è sempre quello di approfondire, entro i limiti concessi da un servizio televisivo, gli aspetti riguardanti i protagonisti: credo che in ciascuno di essi, anche nell’artefice di un gesto d’estrema violenza, ci sia un uomo che val la pena raccontare”.
“Mostri normali” però è anche un libro sugli altri uomini, quelli che stanno di qua dal vetro e ai quali tocca dare un senso ad un omicidio: poliziotti, carabinieri, investigatori, magistrati. “Mostri normali” racconta i loro errori, le indagini spesso condotte male, le false piste battute nelle prime ore – quelle più importanti – successive ad un assassinio. Negli sbagli emerge ancora l’uomo: “Da questo punto di vista – dice Ponzi – a mio avviso è molto interessante indagare sull’emotività e sulla psicologia degli inquirenti, sui meccanismi umanissimi che portano in alcune circostanze a risolvere in tempi record un caso piuttosto che ad imboccare strade completamente fuorvianti, in grado di condizionare radicalmente il lavoro successivo”.
Alcuni degli episodi (ri)narrati nel libro sono stati seguiti direttamente da Ponzi, fidentino, cronista dall’età di 24 anni prima come collaboratore e poi come caposervizio della Gazzetta di Parma, quindi dal 1992 in veste di cronista televisivo Rai (famoso anche per la sua erre arrotata). “In alcuni casi si è reso necessario approfondire o ricostruire i fatti attraverso i fascicoli giudiziari, oppure intervistando i protagonisti delle indagini, i testimoni”. Uno degli 11 “Mostri normali”, frattanto, mentre il libro era in stampa è stato risolto grazie alla prova del Dna, altri potrebbero – chissà – essere ripresi in considerazione proprio dopo l’uscita del lavoro di Ponzi (nei prossimi giorni in libreria). “Nel volume faccio delle ipotesi, provo a suggerire interpretazioni. Così, ad esempio, nel caso di Trecasali la mia tesi è che si sia trattato di un omicidio di mafia, quasi sicuramente”. La vicenda della piccola Sandri, invece, venne rispolverata già nel 1998 da “Chi l’ha visto”, ma invano. Due anni fa se ne tornò a parlare, spuntò un testimone che indicò la pista della pedofilia. Storia agghiacciante, come le altre. Storia di ordinaria umanità. (marco severo) http://libri-parma.blogautore.repubblica.it/2012/03/10/mostri-normali-storie-di-violenza-e-di-umanita/

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