<< Ascolta. Stanotte sto rallentando la morte
dentro di me.
Non voglio cominciare a elencare la lista
di stupri e bruciature e percosse e sorrisi
e malumori e rabbie e tutto il resto
che avete sbattuto sopra le donne in tutta la vostra storia
( a cui non abbiamo partecipato- anche se dio sa se ci abbiamo provato)
……………………..
stanotte no.
Sono stanca di registrare il vostro trionfo e la nostra oppressione.
……………………………..
Il bambino dorme nell’altra stanza. Bianco. Maschio. Americano.
Potenzialmente la più potente e mortale creatura
della specie.
I capelli, mio dio, si arricciolano in teneri virgulti umidi
per il sudore del suo sonno estivo. Non è ancora e mai lo sarà
se ci riesco, ” un vero uomo”.
……………………………………………
Voglio la rivoluzione delle donne come si vuole un amante:
la desidero; voglio così tanto questa libertà,
la fine della lotta della paura e delle bugie
che tutti respiriamo, che potrei morire
nell’appassionata pronuncia di quel desiderio.
Per una sola volta in questa mia sola vita vorrei danzare tutta sola e nuda
su un picco roccioso sotto i cipressi
senza paura di dove metto i piedi.
Intravedere che cosa avrei potuto essere,
e non diventerò mai, mai, se non avessi dovuto “sprecare la vita”
a lottare per ciò che la mancanza di libertà mi impedisce persino
di intravedere.
………………………………….
Mi capisci? Morire. Impazzire
Davvero senza metafore.
Delirare le reti sottili dell’arcobaleno
come ragnatele dappertutto sulla pelle
e sognare sempre più spesso quando riesco a dormire
di essere uccisa o di uccidere.
Dolce rivoluzione, come vorrei che queste lacrime di donna
che mi scendono giù per la faccia in silenzio ora fossero pallottole;
ogni parola che scrivo, ogni tasto della macchina da scrivere
una pallottola per uccidere quel qualcosa nell’uomo
che ha costruito questo impero, colonizzato il mio stesso corpo,
e poi chiamato MOSTRO la sua colonia.
Sono una “che odia gli uomini”, hanno detto.
Non ho il tempo e la pazienza per dire di nuovo perchè e come
non odio gli uomini ma ciò che gli uomini fanno di questa cultura,
o come il sessismo, il potere e la competizione
è il nemico- non le persone, ma il fatto che gli uomini hanno creato
questo sistema e lo conservano e ne traggono profitti concreti.
Parole e retorica che immediatamente
sgorgano dalle mie vene appena le sfiora
il filo del rasoio dell’amore umanitario. Basta.
……………………………………..
E voi, uomini. Amanti, fratelli, padri, figli.
Vi ho amato e vi amo ancora, se non altro
perchè siete usciti gemendo dal MOSTRO
mentre il MOSTRO si curvava dal dolore per darvi il potere
di rompere il suo incantesimo.
Bene, finalmente, siamo noi a doverlo rompere.
Vi parlerò sempre meno
Con suoni sempre più inarticolati e confusi che non capirete:
formule di streghe, poesie, nenie di vecchie donne,
cifrario schizofrenico, accenti, litanie, bombe,
veleno, coltelli, pallottole, qualunque cosa
questa libertà possa inventare.
………………………
Impazziamo insieme sorelle.
……..
Convinciamoci che niente ci fermerà.
Io che devo imparare a sopravvivere finchè la mia parte sarà finita.
Che devo prendere coscienza
che sono
un MOSTRO. Sono
un
MOSTRO.
IO SONO UN MOSTRO. E ne sono fiera. >>
MOSTRO (1972) di Robin Morgan , da <<="" p="" voce="" questa="" casa="" donna,="" poesia="" può="" della="">