Magazine Cinema

Mother

Creato il 13 novembre 2011 da Misterjamesford
MotherRegia: Joon-Ho BongOrigine: Corea del SudAnno: 2009Durata: 128'
La trama (con parole mie): Do-Joon è un ragazzo con problemi mentali che vive con la madre un rapporto praticamente simbiotico, e che ha nel deciso e sprezzante Jin-Tae l'unico amico.
Quando una ragazza che ha seguito una sera viene ritrovata morta la polizia pare non avere dubbi a proposito della sua colpevolezza, e si profila per lui l'agonia del carcere: la madre, convinta dell'innocenza del giovane, inizierà un'indagine in solitaria che la porterà a diffidare anche dello stesso Jin-Tae e a scontrarsi con la polizia pur di arrivare a dimostrare che suo figlio è innocente.
Tutti i suoi sospetti condurranno ad un unico, sfuggente personaggio, ma quando verrà il momento del confronto decisivo la donna scoprirà che ci sono verità ben peggiori di quelle che pensava di dover essere preparata ad affrontare.
Mother
Si potrebbero dire molte cose, di un film come Mother.
Per esempio, si potrebbero tessere le lodi di Joon-Ho Bong, già autore degli strepitosi The Host e Memories of murder: un regista in grado di unire uno stile asciutto eppure spettacolare ad un'intensità emotiva quasi insostenibile, capace di spaziare dal disaster movie al dramma intimista, dalle atmosfere che da noi in Occidente si sono respirate negli splendidi Seven e Zodiac all'indagine psicologica sui rapporti tra genitori e figli senza mai perdere neppure per un istante il filo delle sue sceneggiature ad orologeria.
Oppure ci si potrebbe soffermare sul fatto che, indiscutibilmente, Mother rappresenta uno dei ritratti più intensi e profondi del rapporto tra genitrice e figlio mai visti sul grande schermo, secondo, a mia memoria, soltanto all'indimenticabile Madre e figlio di Sokurov.
O ancora, si potrebbe spendere tempo elogiando tutta la parte tecnica, dalla fotografia al montaggio, fino, come detto, alla sceneggiatura o all'interpretazione clamorosa dei due protagonisti.
Eppure, tutte le parole spese parrebbero superflue rispetto all'esperienza che la visione è in grado di regalare, una delle più potenti che mi sia capitato di vivere, come spettatore, quest'anno: Bong traccia con mano leggera - eppure tagliente - una vicenda torbida e terribile, sconvolgente e così nera da lasciare come unica possibilità di sopravviverle l'oblio - della mente per il giovane Do-Joon, della coscienza per sua madre -, che scava a fondo alla ricerca di un istinto primordiale - quello della protezione dei propri figli - insito in ogni donna - e non solo - ed in grado di rendere una piccola signora apparentemente ai margini della società una macchina quasi inarrestabile di giustizia, da qualunque punto la stessa si possa vedere o considerare.
La capacità, inoltre, del regista di procedere come un vero e proprio illusionista nel mostrare gli snodi della trama - l'incedere dello script mi ha ricordato l'approccio di Jo Nesbo per i suoi romanzi dedicati al detective Harry Hole, mio nuovo idolo letterario - è clamorosa, e spesso e volentieri ci si trova ad immedesimarsi nella madre di Do-Joon nel corso della sua insolita indagine, ben più complessa di quanto non possa sembrare e legata a doppio filo al momento in cui il giovane decide di seguire la futura vittima, in una scena ripresa più volte nel corso della pellicola e degna del miglior DePalma.
In particolare, l'ellissi che permette di scoprire la verità su quanto accaduto la fatidica notte dell'omicidio assume una dimensione unica nel viaggio che la madre - e lo spettatore - intraprendono nel corso di quest'esperienza cinematografica, e diviene un drammatico passaggio obbligato per una delle sequenze più potenti che gli ultimi mesi mi abbiano riservato.
Ma attenzione, a sottovalutare Bong, e pensare che tutto finisca con un'esplosione: molta della sua forza sta nei silenzi, e l'epilogo, in questo senso, rappresenta uno dei momenti più drammatici che mi sia capitato di vivere rispetto ad una pellicola. 
La scelta della madre, disperata ed estrema, è un atto d'amore e di estremo egoismo ad un tempo, un gesto condivisibile eppure criticabile, una tempesta di sentimenti ed emozioni come solo i legami indissolubili sanno essere.
Come dicevo, si potrebbero dire molte cose, di un film come Mother.
Oppure, semplicemente, perdersi nella sua visione.
Sarà come indagare accanto ad una madre, e perdersi negli occhi di un figlio.
MrFord
"Per me sei figlio, vita morente,
ti portò cieco questo mio ventre,
come nel grembo, e adesso in croce,
ti chiama amore questa mia voce."
Fabrizio De Andrè - "Tre madri" -

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :