Purtroppo, e sottolineo il “purtroppo”, ho una presenza piuttosto costante su Facebook. Il purtroppo è determinato dalla consapevolezza che, come tutti i social network, i contenuti da me pubblicati su Facebook sono utilizzati come strumento per vendermi (e vendere) prodotti da parte delle corporation che sfruttano i miei dati, le mie opinioni, le mie preferenze e le mie ricerche per i loro affari.
Ovviamente la stessa cosa fa anche Google e molti altri: avete mai provato a cercare qualsiasi cosa, da un materasso ad una auto nuova, e passare i giorni successivi a subire in continuazione e-mail, pubblicità e banner vari relativi proprio alla vostra ricerca ?
Già, perché se da una parte “Facebook è gratis e lo rimarrà per sempre“, in realtà il prodotto siamo noi (o, meglio, i nostri gusti) e subiamo continuamente le decisioni commerciali di queste aziende che, vendendo i nostri dati, fatturano miliardi di dollari ogni anno.
La loro forza, che mi porta alla triste analogia delle banche “too big to fail“, è l’impressionante numero di utenti che vi transitano ogni giorno, rendendo questi luoghi virtuali molto appetibili per qualsiasi azienda commerciale: in quale altro luogo si possono trovare milioni di potenziali clienti in contemporanea ? Ecco che la vendita di spazi pubblicitari, tarati sulle preferenze, l’età, il sesso, diventa il core business di quello che sembra solo un innocuo passatempo.
Oltre all’antipatica sensazione di essere continuamente sotto bombardamento mediatico, i social network si stanno sempre più confermando come Internet killers, a causa della peculiarità di essere dei walled gardens, giardini chiusi, dove tutto ciò che avviene al loro interno rimane circoscritto all’applicazione e non contribuisce, in alcun modo, all’intelligenza e memoria collettiva della Rete, uno dei principi che ha favorito la crescita e la diffusione di Internet negli anni.
Cosa significa essere un “walled garden” ? Essenzialmente che i contenuti non sono indicizzati, pertanto non ricercabili e se non direttamente identificati (link diretto), non vi sarà modo di recuperarli. Inoltre Facebook ha l’antipatica caratteristica di rendere i contenuti passati piuttosto difficili da recuperare -persino i propri !- così da annullare la stessa memoria del social network.
Tuttavia, avendo ben presente i limiti e le caratteristiche dei social, è chiaro che essi rappresentano una rivoluzione importante del modo in cui gli utenti si approcciano alla Rete, diventata sempre più un surrogato digitale per i rapporti interpersonali, ormai mascherati da un nickname e da una tastiera.
Facebook, come molti altri Social, ha proprio in questa caratteristica la sua forza: riuscire a soddisfare in maniera artefatta il bisogno di socialità, spingendo alla condivisione dei contenuti ma anche degli stati d’animo, le sensazioni, le opinioni ed i fatti quotidiani, alimentando la curiosità e favorendo la nascita del principio “madre” dei network: le connessioni (“amicizie”).
Tutto ciò che scriviamo, condividiamo, mostriamo sul nostro spazio sociale è immediatamente riportato nel “flusso” di tutti i nostri amici, che potranno così commentare e condividere, alimentando la quantità di informazioni presenti sul network e favorendo, attraverso precisi stratagemmi, l’allargamento del proprio network di amicizie personale: questo ha fatto sì che Facebook diventasse uno straordinario mezzo di propaganda ed, insieme a Twitter (che però risponde a logiche diverse…), è diventato un indispensabile strumento di comunicazione politica.
Concludendo, come già ho scritto in altri post sul tema del social network, l’importante è aver chiaro alcuni aspetti:
1) tutto quello che scrivi su Facebook rimane, per sempre, nei database della Facebook Inc.
2) tutto quello che scrivi viene analizzato per poter essere usato a scopo commerciale
3) la privacy non esiste, soprattutto in Rete
…e buon divertimento !