Parliamo del motociclista che comincia
un viaggio con gli amici, senza zavorrina. Solitario in moto, in
compagnia una volta sceso.
Ci sono diverse età per affrontare
questo tipo di viaggio. A vent'anni siamo tutti fighi e indomiti,
maciniamo chilometri e dormiamo in tenda dopo aver fatto bivacco con
gli amici.
Pensiamo invece a quando superiamo i
30, ci avviciniamo ai 35 e strizziamo l'occhio ai 40 e oltre.
In questo caso il viaggio diventa un
momento di evasione. In genere lo si baratta con compagne e mogli a
suon di pomeriggi all'outlet, spese all'Iper, cene dai parenti,
commedie amorose in TV e faccende domestiche. C'è chi decide di
rinunciare a qualsiasi trattativa e dichiara “io mi faccio un week
end coi ragazzi e poi tu mi chiedi quello che vuoi”. C'è gente che
vende l'anima al diavolo che viene trattata meglio.
Allora diciamo che è andata, abbiamo
ottenuto l'ok al week end o alla settimana (presto faremo un corso
“come trattare in maniera efficace i propri spazi motociclistici
all'interno del rapporto di coppia”). Con l'avanzare dell'età
questa autorizzazione la strappiamo sempre prima, in modo da poter
fantasticare il viaggio a lungo.
Il primo approccio è sempre
“quest'anno lo facciamo sporco e cattivo, da staccare la spina”.
Ci si ritrova a bere birra e a
fantasticare. Uno dei momenti più belli è quando si definisce il
range giornaliero di km. Pare quando alle medie ci si confrontava la
dimensione del pene (alle medie?!?!??!). Si parte a turno dando
indicazioni sempre crescenti di km, in genere da 300 si arriva fino a
600 km dichiarati al giorno. C'è sempre uno che non dice nulla, che
sorride beffardo e non partecipa all'asta chilometrica. Quando,
raggiunti i 600km tutti gli altri si girano verso di lui per capire
come mai lui non dica nulla sul range di km, lui sorride beffardo e
dice “io ho il GS, per me non ci sono problemi di range”. Il vero
stronzo però è quello con l'adventure che dice “basta che ci
fermiamo ogni 650km per fare il pieno”. Quindi i presupposti ci
sono, il livello è alto. Arriva però il momento in cui bisogna fare
le borse. Il vero motociclista, ovviamente, deve fare delle scelte:
la crema contorno occhi la prendo per via dello stress, colpa del
lavoro; la crema per le mani la prendo, ho una irritazione da stress
colpa del lavoro; la crema idratante notte mi serve per via dello
stress colpa del lavoro. Insomma, per colpa di questo fottuto lavoro
il beautycase del motociclista assume dimensioni che il beautycase di
un uomo non dovrebbe mai avere. Mai. Attenzione, il vero motociclista
alla prese col bagaglio per un viaggio “sporco e cattivo, da
staccare la spina” fa anche scelte molto dolorose: il cuscino
ergonomico e la vestaglia non troveranno spazio nel bagaglio.
Probabilmente dovrà anche rinunciare a qualche comodità. Quando si
dice uomini veri.
Ora, tutti voi che capiterete per
sbaglio in questo blog e non sarete addentro nel mondo dei
motociclisti penserete che il motociclista sborone è quello che
riesce a far stare tutto nelle borse e nel bauletto, quello che
riesce a riempire ogni pertugio. Non è così. Io ho conosciuto un
vero asso del bagaglio da moto. Il vero asso è quello che riesce a
mettere nel bauletto una camicia e a non sgualcirla.
Giunti a destinazione l'intesa di un
gruppo di motociclisti la si capisce da come compone le camere. Dopo
anni di viaggi in moto, noi MdT storici, siamo riusciti a far stare
nella stessa stanza chi si addormenta a missile o chi si sveglia
presto. Il problema sorge quando nella stessa stanza finisce uno che
russa e uno che prende sonno lentamente. Anche in stanza i
motociclisti in viaggio si dividono fra chi disfa tutti i bagagli,
anche se ci si ferma solo una notte, e sfrutta l'armadio e chi butta
il bauletto sul tavolino e lo apre, non togliendo nulla ma rovistando
come un mago nel cilindro magico.
Beh, questo è solo un assaggio
dell'uomo vero in viaggio, poi ci sono i chilometri, le pause per
pisciare; le pause per fare le foto e già che ci sono mi faccio una
pisciatina; le soste per un caffè e magari faccio anche una
pisciatina che chissà quando ci fermiamo; gli stop per guardare la
cartina e fare una pisciatina al volo e le pause per godere un attimo
del panorama mentre si piscia soddisfatti ed in compagnia giù da un
dirupo.
Magazine Motori
Parliamo del motociclista che comincia
un viaggio con gli amici, senza zavorrina. Solitario in moto, in
compagnia una volta sceso.
Ci sono diverse età per affrontare
questo tipo di viaggio. A vent'anni siamo tutti fighi e indomiti,
maciniamo chilometri e dormiamo in tenda dopo aver fatto bivacco con
gli amici.
Pensiamo invece a quando superiamo i
30, ci avviciniamo ai 35 e strizziamo l'occhio ai 40 e oltre.
In questo caso il viaggio diventa un
momento di evasione. In genere lo si baratta con compagne e mogli a
suon di pomeriggi all'outlet, spese all'Iper, cene dai parenti,
commedie amorose in TV e faccende domestiche. C'è chi decide di
rinunciare a qualsiasi trattativa e dichiara “io mi faccio un week
end coi ragazzi e poi tu mi chiedi quello che vuoi”. C'è gente che
vende l'anima al diavolo che viene trattata meglio.
Allora diciamo che è andata, abbiamo
ottenuto l'ok al week end o alla settimana (presto faremo un corso
“come trattare in maniera efficace i propri spazi motociclistici
all'interno del rapporto di coppia”). Con l'avanzare dell'età
questa autorizzazione la strappiamo sempre prima, in modo da poter
fantasticare il viaggio a lungo.
Il primo approccio è sempre
“quest'anno lo facciamo sporco e cattivo, da staccare la spina”.
Ci si ritrova a bere birra e a
fantasticare. Uno dei momenti più belli è quando si definisce il
range giornaliero di km. Pare quando alle medie ci si confrontava la
dimensione del pene (alle medie?!?!??!). Si parte a turno dando
indicazioni sempre crescenti di km, in genere da 300 si arriva fino a
600 km dichiarati al giorno. C'è sempre uno che non dice nulla, che
sorride beffardo e non partecipa all'asta chilometrica. Quando,
raggiunti i 600km tutti gli altri si girano verso di lui per capire
come mai lui non dica nulla sul range di km, lui sorride beffardo e
dice “io ho il GS, per me non ci sono problemi di range”. Il vero
stronzo però è quello con l'adventure che dice “basta che ci
fermiamo ogni 650km per fare il pieno”. Quindi i presupposti ci
sono, il livello è alto. Arriva però il momento in cui bisogna fare
le borse. Il vero motociclista, ovviamente, deve fare delle scelte:
la crema contorno occhi la prendo per via dello stress, colpa del
lavoro; la crema per le mani la prendo, ho una irritazione da stress
colpa del lavoro; la crema idratante notte mi serve per via dello
stress colpa del lavoro. Insomma, per colpa di questo fottuto lavoro
il beautycase del motociclista assume dimensioni che il beautycase di
un uomo non dovrebbe mai avere. Mai. Attenzione, il vero motociclista
alla prese col bagaglio per un viaggio “sporco e cattivo, da
staccare la spina” fa anche scelte molto dolorose: il cuscino
ergonomico e la vestaglia non troveranno spazio nel bagaglio.
Probabilmente dovrà anche rinunciare a qualche comodità. Quando si
dice uomini veri.
Ora, tutti voi che capiterete per
sbaglio in questo blog e non sarete addentro nel mondo dei
motociclisti penserete che il motociclista sborone è quello che
riesce a far stare tutto nelle borse e nel bauletto, quello che
riesce a riempire ogni pertugio. Non è così. Io ho conosciuto un
vero asso del bagaglio da moto. Il vero asso è quello che riesce a
mettere nel bauletto una camicia e a non sgualcirla.
Giunti a destinazione l'intesa di un
gruppo di motociclisti la si capisce da come compone le camere. Dopo
anni di viaggi in moto, noi MdT storici, siamo riusciti a far stare
nella stessa stanza chi si addormenta a missile o chi si sveglia
presto. Il problema sorge quando nella stessa stanza finisce uno che
russa e uno che prende sonno lentamente. Anche in stanza i
motociclisti in viaggio si dividono fra chi disfa tutti i bagagli,
anche se ci si ferma solo una notte, e sfrutta l'armadio e chi butta
il bauletto sul tavolino e lo apre, non togliendo nulla ma rovistando
come un mago nel cilindro magico.
Beh, questo è solo un assaggio
dell'uomo vero in viaggio, poi ci sono i chilometri, le pause per
pisciare; le pause per fare le foto e già che ci sono mi faccio una
pisciatina; le soste per un caffè e magari faccio anche una
pisciatina che chissà quando ci fermiamo; gli stop per guardare la
cartina e fare una pisciatina al volo e le pause per godere un attimo
del panorama mentre si piscia soddisfatti ed in compagnia giù da un
dirupo.
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