Ufficializzato il regolamento MotoGP del 2014 che insieme alla dipartita delle CRT, trova la centralina Unica per tutti e niente GPS.
Il passo era preannunciato da tempo e solo i dettagli erano da definire, alla fine la Dorna, società organizzatrice della MotoGP ha ufficializzato quanto già era previsto. La MotoGP e non solo è destinata ad un ridimensionamento, sempre nel segno del risparmio economico, e l’equilibrio prestazionale tra le concorrenti al campionato prototipi.
Il cambio regolamentare per la classe regina è di fatto il più sostanzioso, centralina unica per tutte le MotoGP, che potranno usufruire di un serbatoio carburante con maggiore capienza. Ventiquattro litri di carburante per le MotoGP con centralina ufficiale e software sempre ufficiale, il tutto fornito dalla Magneti Marelli, che fornirà quindi hardware e software, nonché l’assistenza ufficiale con i propri tecnici d’elettronica.
Un altro passo fondamentale che non viene spesso riportato, è l’assoluto divieto di utilizzo di sistemi GPS uniti all’elettronica delle MotoGP Factory, questo sistema ormai diffuso, di fatto limiterà fortemente le prestazioni dei prototipi siano essi Yamaha o Honda. In parole spicce, le attuali MotoGP tramite il tracciamento GPS erano in grado, tramite il software di sapere esattamente su quale curva si trovavano e di conseguenza sfruttare il l’intervento elettronico sul motore in base a parametri calibrati su quella data curva del circuito. Una coscienza elettronica che dal 2014 sarà eliminata, per equiparare le prestazioni e finalmente far tornare il mezzo sotto il controllo dei piloti, componente il pilota, che ha perso un poco della sua predominanza sulle prestazioni in pista.
Le centraline per le case costruttrici, secondo il regolamento saranno fornite dall’organizzatore, e potranno essere equipaggiate con il software prodotto dalla casa costruttrice, limitando al contempo il carburante nel serbatoio che rimane di 20 lt. come per il 2013. Come era stato preannunciato le CRT sono state abolite, e saranno sostituite da “MotoGP” meno evolute, che potranno essere nel caso di Honda, intese come Production Racer, cioè una moto creata appositamente per la competizione ma con materiali e soluzioni ingegneristiche meno raffinate ed estreme rispetto alle Factory e che consentiranno un prezzo di acquisto per i team di circa un milione e mezzo di euro.
L’alternativa alla Honda, sono i motori forniti da Yamaha, i quali saranno in tutto e per tutto uguali a quelli delle M1 di Lorenzo e Rossi, o almeno è questo l’intento. Il team acquirente potrà quindi fornirsi di motore ufficiale e costruire il proprio telaio e costituire gli equipaggiamenti del caso, come sospensioni, forcelle, cablaggi, ecc.. Una soluzione che in definitiva raggiunge il costo della moto pronto corsa Honda, ma che garantirà una prestazione da parte motoristica discreta.
Tra le ultime regole varate da FIM e Dorna Sport in merito alla classe MotoGP ci sono anche il consueto contingentamento dei motori, cinque per ciascun pilota Factory e 12 motori per le MotoGP non ufficiali, e non ultimo la decisione di consentire l’utilizzo di 9 motori ai costruttori che parteciperanno per il primo anno al campionato. Regola quest’ultima dei nove propulsori, pensata per il rientro di Suzuki e facilitare l’ingresso di altri costruttori che volessero far parte del mondiale prototipi. Ultima decisione, il congelamento dello sviluppo dei motori per tutta la durata del mondiale, le case infatti non potranno apportare nessun tipo di modifica al motore, ne all’interno ne all’esterno dell’architettura omologata ad inizio stagione.
Un bel ridimensionamento quello messo in atto da Dorna e Fim, sperando che questo restituisca al campionato MotoGP, un po’ della spettacolarità e competizione che nel tempo si è persa a danno tanto dello sport quanto di chi lo ama e lo segue.