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Motor Bike Expo 2016, la nostra visita.

Da Motociclistidatavola
Cari Tavolini, eccoci reduci dalla giornata al MBE2016 (Motor Bike Expo). Ottava edizione (se non mi sbaglio) di questo evento che ha nell'anima le moto Custom e le special, come recita il comunicato ufficiale. Quest'anno siamo andati in veste ufficiale, con tanto di PressPass e fila agli accrediti dietro a gente come Ungaro e Aliverti. Vi dirò, fermo in fila sono veloce quasi quanto loro. Ma torniamo alla fiera. Premessa: a me la fiera di Verona, intesa come luogo fisico, piace, la trovo comoda, facile e funzionale. Si cammina il giusto, senza troppi trasferimenti o altro, i padiglioni sono grandi abbastanza per avere sempre molte cose interessanti ma non troppo da non capire come si è girati. Si mangia nelle aree esterne dove si alternano chioschi e gazebo che emanano odori interessanti e schianta-fegato già dalle 10.00 del mattino.Ma veniamo ai contenuti. Il MBE sta sicuramente vivendo momenti di grande splendore, trainato dal mercato che vede moltiplicarsi modelli custom, special, cafè racer che da sempre sono il focus di questa fiera. Ecco quindi che se Eicma ha dovuto dedicare spazio e tempo a questi modelli a Verona giocano in casa. Costruttori, specialisti, artigiani, preparatori, realizzatori di kit, ci sono tutti.La cosa bella, spero nessuno me ne voglia, è che si capisce veramente chi lavora bene e chi ci prova. Si capisce chi amava personalizzare le proprie moto prima che questo fosse “mainstream” (ammazza se son figo, forse mi ha fatto bene la fila dietro a Ungaro) e chi invece è passato dall'attaccare adesivi al personalizzare le moto. Si vede chi studia un progetto e chi acquista un catalogo. Insomma, non voglio far polemica ma quelli “veri”, a Verona, spiccano un bel po'. Si riconoscono quelli che a 16 anni carteggiavano plastiche, montavano variatori e rulli, sostituivano marmitte e quelli che attaccavano l’adesivo Maui&Sons o Bear.Ci sono moto che sono dei bellissimi prendi-polvere, degli oggetti destinati alle fiere e ad essere ammirate e poi ci sono dei progetti completi, pronti ad indossare una targa e a riempire le strade.Non voglio dare un giudizio oggettivo, esprimo solo la mia opinione: per me la moto deve poter essere accesa ed utilizzata, la mia predilezione è per le officine che lavorano su modelli destinati alla strada, anche se mi piace vedere la ricercatezza di linee e i concetti portati al limite di moto che di strada ne vedranno solo sui carrelli.Fra le moto-moto il top si chiama Yellow Weapon. Parliamo subito chiaro, la YW è la moto di un amico, quindi potrei essere di parte. Però parliamo di una moto, destinata a camminare, non solo a farsi ammirare e di un progetto preso molto seriamente, dove ogni singolo dettaglio non solo è studiato ma è pensato anche nell'assieme. Ce ne sono altre al MBE di moto così, ci mancherebbe.Però credo che la bella Suzuki di Stefano “powered” dall’officina di Fuchs avrà avuto molti scatti da parte dei fotografi in giro in fiera.Ma torniamo in fiera, che è meglio. Sempre se non ho contato male, ci sono sette padiglioni, dove si  spazia anche in ambito turismo, collezionismo, usato, dove ci sono shop (lasciate a casa la carta di credito!!!), abbigliamento. C'è molto spazio anche all'esterno, dove ci sono aree dedicate alle esibizioni (il trend vuole che ci siano sempre esibizioni di drift e di stuntman) e alle prove. Ah, ho provato una moto elettrica, poi ve ne renderò conto perchè mi sono divertito.Quella di Verona è una fiera che sta crescendo di anno in anno e, come direbbe un pediatra, cresce bene. Il coinvolgimento delle case aumenta ogni anno, lo si vede dai modelli che portano (faccio mia l’osservazione di Max circa il prototipo portato da Ducati), dal fatto che cominciano a vedersi delle anteprime o che cercano comunque di attirare l’attenzione e non solo di “esserci perché non si può non esserci”.Motor Bike Expo 2016, la nostra visita.Nonostante il successo straripante c’è ancora molta genuinità nell’aria, tanta gente che si saluta, si sorride. Insomma, anche se il segmento calè racers, special, custom e compagnia bella ormai è pieno di “infiltrati” con barbe impomatate e patch comprate e non guadagnate, lo spirito resta comunque forte. Anche chi si è comprato una Ducati Scrambler per sentirsi figo e ci esce con il casco MomoDesign e la giacca in pelle marrone chiara, qui si fa coinvolgere dallo spirito e torna a casa avendo comprato l’adesivo dell’ AceCafè o una t-shirt Johnny Rapina semplicemente perché gli piacciono, senza chiedersi se le indosserà, quando, perchè e per come. Molto più in grande mi ricorda la fiera di Cesena di cui vi ho parlato in altro post, una fiera vera. Dove i motociclisti, per una volta, non impegnati a fare a gara a chi ce l’ha più grosso (si parla di cilindrata) fanno a gara per riconoscersi in una o in un’altra tribù. Una fiera piena di belle ragazze ma dove è facile trovare anche splendide belle donne.E poi, come accennavamo prima, una fiera dove si possono fare acquisti, dove si può pensare di rinnovare il casco o gli stivali o anche la tuta in pelle, risparmiando dei bei soldoni.Sono stato molto colpito da come a Verona riescano a preservare le peculiarità della loro fiera, dello spirito che la contraddistingue, anche adesso che i numeri e i fari puntati sono tanti. Non siamo davanti ad un “Piccolo Eicma” due mesi dopo. Siamo davanti ad una fiera che arriva in un momento strategico, quando chi stacca l’assicurazione è praticamente in astinenza e chi gira tutto l’inverno comincia a pregustare uscite senza ghiaccio e col sole che tramonta dopo pranzo. Insomma, ci prendono un po’ per la gola e gli spazi “shop” credo facciano affari interessanti. 
Poi c’è l’usato, poi ci sono i collezionisti, poi ci sono i preparatori che starebbero ore a raccontarti la loro moto, che passano tre giorni a raccontare gli stessi aneddoti, le stesse vicende ma sempre con la voglia di farlo, con gli occhi entusiasti quasi a suggerirti la domanda da fargli.

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