Magazine Calcio
Che stratega, José Mourinho. E pensare che coloro che tanto lo criticano si stanno trasformando nei suoi principali alleati. Senza saperlo, tra l'altro. Tagliavento per primo, applicando alla perfezione il regolamento, ha offerto al tecnico nerazzurro la possibilità di mettere in pratica il suo diabolico piano. È bastato un gesto, abbastanza equivoco per giunta, per sobillare San Siro - quello che, fino a poco tempo, lo stesso protoghese aveva definito «troppo freddo» in maniera lungimirante. Gli è stato sufficiente mimare delle manette, e 40000 persone almeno hanno improvvisato una pañolada a base di carta igienica: non un bel vedere, ma sufficiente per trasformare il «Meazza» in una bolgia dantesca. La reazione in campo è stata direttamente proporzionale al subbuglio venutosi a creare nei pressi del terreno di gioco: i nerazzurri, infischiandosene della doppia inferiorità numerica, hanno messo in soggezione la Sampdoria, rischiando addirittura di portare a casa i tre punti. Un battaglia vinta per Mou, che dovrà ripetersi contro il Chelsea mercoledì se vuole vincere la guerra e portarsi a casa la Coppa dei Campioni.
Ecco, il Chelsea. È dietro l'angolo, e la seconda parte del piano di Zé è ormai prossima alla prova del nove. Come suo solito, il tecnico portoghese ha esagitato gli animi. Stavolta, però, c'è stato bisogno di fare gli straordinari: per esorcizzare la paura dell'Europa, attecchita sin troppo bene alla Pinetina, c'era bisogno di mettersi contro tutti, ma proprio tutti. «Tutti», ovviamente ben felici di poter dare addosso al presuntuoso signore portoghese, non hanno avuto remore nell'attaccarlo, incoscienti del fatto che fosse proprio ciò che Mourinho voleva da loro. Anche Moratti ha fatto la sua parte: telefonatina ad Abete prima, commento piccato poi («sentenza ridicola») in riferimento alle decisioni del giudice sportivo Tosel, insolitamente pronte già al martedì, guarda caso la vigilia della supersfida Champions.
Descritta la situazione, ora bisogna spiegare perché Mou si è andato a cercare tutta questa ostilità. Per destabilizzare l'ambiente, ghignerà qualcuno. Invece no, l'intento di Mourinho è diametralmente opposto: cementificare il gruppo, come già fatto ad Oporto ed a Londra, naturalmente con risultati lusinghieri. Al momento di scendere in campo contro i Blues, almeno nelle intenzioni del suo allenatore, l'Inter dovrà ripensare a quanto accaduto in questi giorni: alle critiche, alle perfidie, alle - presunte - ingiustizie, ed incanalare questa rabbia nel gioco, dimenticando le apprensioni tipiche delle ultime campagne europee della Beneamata.
Se così sarà, molti dovranno chinare il capo e porgere le proprie scuse al tanto criticato «Special One». In caso contrario, si inizierà a discutere del suo successore.
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com