Movimenti corporei, memoria ed emozioni...

Da Psychomer
Quando parliamo dei nostri sentimenti, di ciò che proviamo, usiamo spesso espressioni che legano, o evidenziano il rapporto, tra le emozioni e i movimenti/posizioni nello spazio. Pensiamo ad esempio a quando riceviamo una bella notizia: usiamo espressioni come:" sono al settimo cielo" o "ho il morale alle stelle". Al contrario, le emozioni negative sono associate a movimenti (ipotetici) verso il basso... come ad esempio:" ho il morale a terra" o "sto cadendo sempre più in basso".
Uno studio pubblicato sulla rivista Cognition di Aprile denuncia che queste espressioni non sono solamente metaforiche. L'indagine fornisce infatti un nesso causale tra movimento ed emozione, dimostrando che i movimenti corporei influenzano la memoria emozionale, così come la velocità con cui sono in grado di richiamarla.
Daniel Casasanto del Max Planck Institute for Psycholinguistics di Nijmegen e Katinka Dijkstra dell'Erasmus university of Rotterdam stanno indagando da anni la Cognizione Incarnata, cioè come il corpo influenza/agisce l'attività mentale. Questa indagine li ha già portati a scoprire come i nostri pensieri sono influenzati dai movimenti (e la forma di essi) del nostro corpo. Ad esempio l'anno scorso Casasanto ha dimostrato che i destrimani associano implicitamente le idee positive all'area spaziale destra e quelle negative all'area sinistra, mentre per i mancini avviene l'esatto contrario. Nel 2007 Dijkstra ha invece dimostrato che assumere una particolare postura corporea, associata ad un'esperienza, migliora (aumentando la velocità di recupero) il ricordo dell'esperienza stessa. Questi studi suggeriscono quindi la personificazione di concetti astratti e che persone che utilizzano i loro corpi in maniera differente pensano in maniera altrettanto differente.
Per il loro ultimo studio, i due ricercatori, hanno reclutato 24 studenti, che hanno fatto sedere ad una scrivania, con davanti un pc portatile. Su ciascun lato del laptop hanno posizionato una scatola blu e una scatola rossa (impilate), ognuna delle quali contenente un vassoio con sopra distribuite delle biglie. All'inizio dell'esperimento tutte le biglie erano posizionate in cima o sul fondo delle scatole. Durante le ventiquattro prove, i partecipanti, sono stati invitati a spostare contemporaneamente, con entrambe le mani, le biglie all'interno delle scatole. Mentre i soggetti svolgevano questo compito, gli sperimentatori hanno mostrato sul monitor del pc alcuni messaggi volti ad indurre sia ricordi/emozioni positivi sia negativi, come ad esempio:" mi parli di un episodio in cui si è sentito orgoglioso di se stesso" o "mi parli di un episodio in cui si è vergognato di se stesso".
Il compito ha così coinvolto sia movimenti verso l'alto che verso il basso e facendo concentrare i soggetti sul colore della scatola in cui spostavano le biglie, la loro attenzione è stata mantenuta lontana sia dalla disposizione delle scatole, sia dalla direzione dei movimenti. L'esperimento è stato così progettato, in modo da impedire ai partecipanti di comprenderne/intuirne le finalità... ed effettivamente così è stato: quando è stato chiesto ai partecipanti di dare un'opinione sugli scopi del compito nessuno ha indovinato.
I ricercatori hanno utilizzato una videocamera per registrare i movimenti e la rievocazione dei ricordi effettuati dai soggetti. L'analisi dei risultati ha evidenziato che la direzione del movimento ha influenzato significativamente la velocità di recupero della memoria emotiva. I ricordi legati ad emozioni positive sono stati richiamati molto più velocemente durante i movimenti verso l'alto, rispetto ai movimenti verso il basso e viceversa per i ricordi emotivamente negativi.
In un secondo esperimento Casasanto e Dijkstra hanno testato la possibile influenza della direzione del movimento sul tipo di memoria richiamato. Il setting è stato lo stesso del primo esperimento, con l'analogo movimento delle biglie, con la differenza che l'esecuzione è stata suddivisa in due fasi: RECUPERO e RICHIAMO. Durante la fase di recupero ai partecipanti è stato chiesto di ricordare sia un'evento positivo sia uno negativo (nella propria testa), mentre nella fase di richiamo sono stati mostrati nuovamente i prompt ed il ricordo è stato espresso ad alta voce. I ricercatori hanno individuato un'interazione significativa tra la direzione del movimento ed il tipo di memoria autobiografica richiamato.
Quando è stato chiesto di ricordare un evento neutro ("racconta qualcosa che ti è accaduto al liceo") i soggetti si sono mostrati più propensi a ricordare un'esperienza positiva (vincere un premio o un bel voto) quando stavano effettuando movimenti verso l'alto ed un'esperienza negativa durante l'esecuzione di movimenti verso il basso.
Questi risultati mostrano che i movimenti corporei influenzano la frequenza con cui i ricordi autobiografici vengono richiamati, nonchè il contenuto emotivo degli stessi. I risultati del primo esperimento mostrano che ciò che facciamo con il nostro corpo influenza il modo di pensare (ricordo più efficace quando la direzione del movimento è congruente alla valenza del ricordo), mentre il secondo mostra come movimenti apparentemente insignificanti sono in grado di influenzare ciò che scegliamo di pensare (i movimenti verso l'alto sono legati a ricordi positivi, quelli verso il basso a ricordi negativi).
Era già noto che il recupero della memoria è facilitato se il contesto in cui si verifica il ricordo corrisponde la quello in cui è avvenuta la codifica, ma il merito di Dijkstra è proprio l'aver esteso questo contesto, dimostrando il ruolo cruciale svolto dalla postura corporea. Anche i movimenti completamente estranei alla codifica di memorie emozionali possono influenzare significativamente il loro recupero. Questi risultati si vanno ad aggiungere alle già presenti evidenze a supporto della Cognizione Incorporata, in particolare dimostrando che il pensiero prevede la creazione di stimolazioni mentali di esperienze corporee e che la conoscenza è rappresentata da parziali rievocazioni cerebrali che attivano i sistemi associati a tali reali esperienze.
Bibliografia
- Fonte: Neurophilosophy

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