Se cedono con la Grecia dovranno poi farlo con tutti gli altri, sconfessare le loro ricette e rivelare la filigrana che portano impressa: meglio a quel punto lasciare il Paese a se stesso e favorire il grexit nel peggior modo possibile in modo che almeno sia di monito a chiunque intenda andare in direzione ostinata e contraria. E probabilmente hanno già scelto la strada per ottenere il loro scopo: tenere Atene sulla corda ad ogni appuntamento con i pagamenti (ormai quasi settimanali) e fare leva sulle incertezze ideologiche di Syriza, sulla difficoltà interiore a dire di no e a riconoscere nella moneta unica lo strumento di tortura, sull’impreparazione psicologica e tecnica al grande balzo. Sanno che fra minacce e penultimatum il cedimento a tappe è quasi sicuro.
E’ una tattica certamente efficace, ma pericolosa. Lo svolgersi degli eventi rende sempre più chiaro che le ricette antisociali legate all’austerità sono il vero obiettivo che si vuole raggiungere in Grecia, come dovunque in Europa: non hanno e non vogliono avere alcun senso economico, peraltro sconfessato sia a livello teorico che empirico, sono imposizioni politiche che colpiscono il lavoro, la cittadinanza, i diritti, la democrazia stessa o ciò che ne rimane per instaurare un’oligarchia . Questa è la vera altra Europa di fronte alla quale ci troviamo, quella che ahimè è fin troppo esistente. Infatti non ha nessuna importanza che si ottengano buoni risultati con metodi diversi da quelli imposti, che i parametri di bilancio siano parecchio migliorati con la lotta all’evasione fiscale: non si vuole che lo stato sia efficiente, ma semplicemente che scompaia e con esso il welfare, il sistema pensionistico, i diritti sul lavoro, la stessa idea di cittadinanza.
Tutto questo sta cominciando ad essere messo a fuoco anche dai più ciechi adoratori in automatico della Ue. E la resistenza di Syriza anche se si svolge, come dire, alla giornata e con evidenti differenze tra Tsipras e il suo ministro delle finanze Varoufakis più favorevole a una soluzione radicale, sta smuovendo molte cose e risvegliando forze sopite. Per esempio a Barcellona in vista delle amministrative spagnole si è raggiunto un accordo, tra Podemos e Izquierda Unida, mentre in Portogallo i socialisti dati in vantaggio per le politiche di autunno, stanno rapidamente alzando i toni e rivedendo la precedente chiusura ad alleanze con verdi e comunisti. E, come nel domino, una vittoria di forze anti austerità potrebbe avere un influsso notevole anche sulle elezioni spagnole di dicembre.
Insomma si sta formando un movimento di resistenza alla Ue che è la cosa più europeista che si vede da molti anni a questa parte ed è anche per questo che i cari leader della Ue vogliono chiudere la partita greca entro l’estate umiliando il più possibile il governo di Atene e il popolo che si è permesso di eleggere un governo non piegato a 90 gradi: per non ritrovarsi sul groppone la rivolta di Lisbona e dopo due mesi una Spagna meno disponibile di quella catto franchista che è in campo oggi. Certo potrebbbero facilmente ottenere questo effetto semplicemente aiutanto davvero la Grecia, invece di cacciarla sempre più nella disperazione, ma questo non è nelle loro intenzioni e visioni e tanto meno in quelle dei loro suggeritori. Così cercano di spezzare Syriza per stroncare ogni ulteriore ribellione. O con loro o contro di loro: i terzisti politici, ovvero gli utili idioti dei poteri finanziari, quelli che hanno tollerato il consociativismo delle elite, almeno non avranno più scuse.