Una pesante carestia sta coinvolgendo in questi giorni e in queste ore, mentre scriviamo, la provincia mozambicana di Tete,nel nord-ovest del Paese.
Secondo Radio Mozambique la situazione è grave in particolare nel distretto di Cahora Bassa,dove la popolazione per nutrirsi ricorre solo a frutti di bosco e radici.
Pur essendo la provincia di Tete un’area ricca di colture di mais, quest’anno non c’è stata produzione a causa di una terribile siccità.
Unica possibilità per l’acquisto di cibo è stata suggerita dalle autorità locali, le quali hanno invitato esplicitamente le persone a vendere il proprio bestiame per ricavarne denaro in cambio appunto di cibo.
Ma non c’è solo la provincia di Tete, che ha questo genere di difficoltà.
Fin dall’inizio dell’anno vivono lo stesso disagio anche Magoe, Mutarara, Zumbo e Moatize.
L’insicurezza alimentare è lievemente migliorata nel sud e cioè nelle province di Gaza, Maputo e Ingambane. E poi a Sofala, nel Mozambico centrale, e a Nampula nel nord.
Insomma, per quanto le autorità s’impegnino, rimane da fare i conti con il cambiamento del clima da una parte ma anche con la svendita di terreni, che sarebbero più che idonei alla produzione agricola, offerti dalle stesse autorità in concessione alle multinazionali per creare colture intensive per i famosi biocarburanti.
Contraddizioni politiche insuperabili, a quanto pare.
Ma, soprattutto, stomaci vuoti per la gente che non ha avuto e non ha voce da sempre.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)