Per quanto l'economia del Mozambico di questi tempi è notorio che non goda di certo di un buono stato di salute, il Governo continua a coltivare speranze di ripresa.
E probabilmente non sbaglia.
Il Paese è giovane e può ,volendo, riuscire a farcela e uscire definitivamente dalla crisi che l'attanaglia.
Infatti, la scoperta di una nuova miniera di carbone in località Tete, ha dato l'input in sede decisionale alla progettazione di un nuovo porto fluviale sullo Zambesi,idoneo a trasportare merci fino all'oceano Indiano.
Esso dovrebbe avere lo scopo, ad estrazione e trasporto avvenuti, di convogliare nella zona costiera del Paese tutto il carbone e il minerale ferroso di Tete, la città dove è avvenuta la recente scoperta, su mercantili diretti poi alla volta dell' India.
E si tratterebbe di qualcosa come , secondo stime attendibili, all'incirca di 30-40 mila tonnellate e forse più tra carbone e minerali ferrosi.
Questo nel corso degli anni a venire. Ovviamente.
L'India, inoltre, è interessata all'esportazione di carbone mozambicano anche perché la ditta appaltatrice dei lavori del porto è il gruppo indiano Essar-Ports.
L'India, come il Brasile, è noto che è considerata attualmente un'economia emergente e il carbone è indispensabile in prospettiva per lo sviluppo industriale del sub-continente.
La notizia è trapelata attraverso fonti portoghesi.
Il Portogallo, infatti, è anch'esso interessato alla ripresa economica del Mozambico perché molti giovani portoghesi guardano al Mozambico, come del resto anche all'Angola, altra ex-colonia, per poter trovare eventuali possibilità d'impiego nel mondo del lavoro.
E questo a causa della situazione di crisi occupazionale, che investe un po' tutta l'Europa e, in particolare quella del Sud.
Tentativi, da ogni parte e in qualunque modo, per creare sviluppo dunque e quindi lavoro.
Chiamiamole pure sinergie in atto, anche se forse il termine, per la modestia dell'impresa, non è proprio uno dei più appropriati.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)