Le due facce di un'unica medaglia.
Nella regione meridionale di Gaza, in Mozambico, quest’anno c’è necessità stretta di aiuti alimentari a causa delle piogge torrenziali ,cadute nella scorsa primavera (febbraio- marzo), che hanno fatto esondare dal suo letto il fiume Limpopo e devastato le coltivazioni tutt’intorno, mettendo in crisi i piccoli agricoltori locali.
Si contano tra i bisognosi almeno trentamila persone per non dire di più.In particolare si tratta degli abitanti delle cittadine di Chibiuto, Changolane,Bilene, Guija e Chicualacuala.
Finora si è posto rimedio grazie all’intervento del PAM, il Programma alimentare mondiale, che non è più sufficiente.
Per chi non lo sapesse poi il Governo, per fare cassa, continua a svendere buona parte di territorio mozambicano alle multinazionali ,che se lo accaparrano per cifre modestissime allo scopo unico di farne colture intensive.
Ma queste scelte, pur molto attinenti all’argomento in materia di politica agraria, costituiscono un altro discutibilissimo discorso al quale i politici locali trovano ,sempre e comunque, pezze giustificative per mettere il silenzio a chi fosse di parere discordante (sindacati e associazioni contadine).
Intanto a Maputo, la capitale,ieri è stato dato l’avvio ufficiale ai lavori per costruire una nuova circonvallazione, finanziata all’85% dalla banca cinese Exim Bank.
E i lavori prevedono l’utilizzo di manodopera cinese ( China Roads and Bridges Construction) come è solito verificarsi, quasi sempre, quando il capitale investito in Africa è di provenienza cinese.
Raramente, e se non per lavori umili, si ricorre ad impiegare gente del posto.
E ancora, nella baia di Maputo, sono stati aperti i cantieri per la realizzazione di un nuovo ponte e due strade.
E’ onesto precisare, comunque, che la viabilità delle strade, a Maputo, lascia decisamente molto a desiderare, in quanto non sono mai stati fatti interventi seri dal termine della guerra civile.
Il Nord del Paese poi , con la sua povertà endemica e le precarie condizione di salute dei suoi abitanti, costituisce un altro triste capitolo dello stesso libro, ulteriore freno a uno sviluppo che potrebbe realizzarsi, se ci fosse corretta e idonea volontà politica (e qui c’è da riflettere), con ben differenti e dignitose modalità.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)