Mozzarella Stories

Creato il 19 settembre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2011 / Distribuzione: Eagle / Durata: 95′                                                                   Genere: Commedia / Nazionalità: Italia-Germania /Regia: Edoardo De Angelis

A dispetto della più telefonata delle battute e della tonnellata di ironia che si può scagliare addosso a Mozzarella Stories, vuoi per il titolo vuoi per la storia raccontata, l’opera prima firmata da Edoardo De Angelis non è una bufala. L’oggetto del contendere e della faida malavitosa che ne scaturisce sull’asse Caserta- Pechino è sì il cosiddetto “oro bianco”, così caro alla tradizione culinaria e gastronomica  campana, ma non ne riflette al 100% gli esiti dal punto di vista critico e analitico.

Il risultato non dispiace, nonostante il film soffra in più di un’occasione di una cronica ed eccessiva saturazione degli elementi narrativi e drammaturgici coinvolti. Ne viene fuori un’opera carica, piena fino all’orlo di cose, eventi e sensazioni, che finiscono con lo straripare dagli argini della scrittura filmica. Il regista da parte sua riesce comunque a mantenere il controllo della situazione, affidandosi agli interpreti e al ritmo onnipresente di una colonna sonora che detta i tempi, lo stile e il ritmo della messa in quadro. E qui c’è chiaramente lo zampino di Emir Kusturica e del suo modo di fare e concepire il cinema, che De Angelis tiene sempre e costantemente nel mirino per partorire via via le scene del suo film. La coralità del racconto si manifesta attraverso la moltitudine di personaggi che lo animano, una galleria di figure stereotipate, a loro volta figlie legittime dei generi alle quali appartengono, rielaborate e plasmate per l’occasione: dal cantante neomelodico che strizza l’occhio all’insuperabile Tony Pisapia de L’uomo in più al classico ragioniere abituato a stare nell’ombra (qui interpretato da un sempre all’altezza Andrea Renzi), dall’imprenditore di turno votato alle logiche dell’illegalità al poveraccio del recupero crediti. A questi si va ad aggiungere un’autentica mina vagante, raffigurata dal personaggio borderline di Sofia, incarnata da una convincente Luisa Ranieri, chiamata a restituire sullo schermo, oltre alla bellezza e la passionalità verace, anche lo scontro/incontro tra la volgarità e la femminilità della donna del Sud, qui pedina chiave e non semplice soprammobile.

A conti fatti a funzionare sono soprattutto  i repentini cambi di registro, tanto nella storia quanto nella natura dei personaggi, che mutano pelle, in modalità random, alla base realistica della vicenda, spingendo il tutto verso l’eccesso, il paradosso, il grottesco e il surreale (vedi la scena del sogno di Dudo nella piscina). In questo modo, le varie declinazione della commedia si manifestano ciclicamente allo spettatore, confondendo il proprio dna persino con il dramma shakespeariano o la tragedia greca (vedi il dialogo di Ciccio DOP con le sue bufale in punto di morte), la farsa della tradizione popolare, il noir e il mafia movie. Un’operazione interessante, non originale come si è sottolineato più di una volta durante la presentazione ma comunque coraggiosa se si pensa al panorama nostrano delle opere prime, che abbassa di qualche asticella il tasso ironico, creando un effetto di inaspettata serietà interrotta da improvvisi sbalzi ironici (divertentissima la pirotecnica scena di sesso tra il cantante neomelodico Angelo Tatangelo e la sua focosa e pesante amante Autilia).

Insomma, non si ride quanto ci si potrebbe aspettare da una pellicola di questo tipo, specialmente in un periodo così florido per la commedia made in Italy, ma il guazzabuglio folle voluto da De Angelis consegna alla platea di turno un’ora e mezza circa di intrattenimento a buon mercato.

Francesco Del Grosso

Scritto da Redazione il set 19 2011. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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