“Sono giunto alla conclusione che non tutti gli artisti sono scacchisti, ma che tutti gli scacchisti sono artisti.” disse Marcel Duchamp
Il gioco è anello di congiunzione tra arte e pensiero scientifico. Ci immerge in un mondo spazio-temporale diverso da quello che siamo abituati a pensare.
E’ il progetto di un mondo altro, dove la catena causa-effetto razionale si rompe in favore di legami surreali.
Si può sostenere che alcuni videogames siano la naturale evoluzione digitale del Grande Vetro, macchina celibe, di Duchamp?
Con certezza si può affermare che se William Gibson ha inaugurato (nel 1984, con Neuromante) il cyberspazio, oggi il desiderio di accedervi – anche creativamente – influenzi il sentimento estetico di miliardi di persone.
Durante gli anni cinquanta fu Munari ad affrontare il problema teorico di produrre oggetti a sola funzione estetica: le macchine inutili. Opere d’arte riproducibili in modo seriale adottando le tecniche della produzione industriale.
Oggi proliferano gli artisti che creano e moltiplicano opere di ispirazione videoludica. Spazio Tadini, Game Art Gallery e la curatrice Caterina Seri ne hanno selezionati 15.
Per una volta, due visitatori di una mostra d’arte – triplicando il divertimento – potranno farsi in quattro per giocare con tutti e cinque i sensi. Il sesto senso ci dice che andranno al settimo cielo nelle otto ore di apertura dello spazio ludico.
Spazio Tadini (Francesco Tadini e Melina Scalise), Game Art Gallery e Caterina Seri presentano
gli Artisti:
Luca Baggio, Alessandra Bisi, Ludovico Calchi Novati, Paolo della Corte, Andrea Locci, Emanuele la Loggia, Metaborg, Luca Moretto, Serena Piccolo, Johnny Pixel, Eleonora Prado, Fabio Savoldi, Patrizio Vellucci, Dario Zaffaroni, Mattia Zarini, Laura Zeni.