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Mps, il candidato ombra

Creato il 02 febbraio 2013 da Albertocapece

montedeipaschi-portoneroccasalimbeni450Nei giorni scorsi mie ero incautamente spinto in un  territorio appena fuori dai confini della rassicurante ovvietà indignata sostenendo che a causa della subalternità della politica non era tanto il Pd a possedere Mps, quando Mps a possedere il Pd e a determinarne le scelte di fondo e le mosse. Poteva anche sembrare una tesi astratta, ma la polemica che si è sviluppata nelle ultime ore sul rapporto tra De Benedetti e il Monte dei Paschi, illumina  parecchie penombre degli ultimi anni.

Sappiamo che quando nel 2007 la banca senese entro con la quota dell’ 1,2% in Sorgenia, mise a punto una strategia complessiva riguardo alle aziende energetiche e idriche  dentro un pacchetto il cui vero obiettivo era quello di premere per una privatizzazione del settore. E a quel tempo c’era il governo Prodi. Non si tratta infatti di una piccola partecipazione azionaria quando del fatto che mesi prima, ancora nel 2006 Mps avera formato un pool di banche per dare un finanziamento di 500 milioni a Sorgenia che De Benedetti era incerto se tenere o meno viste le incertezze sul mercato dell’energia e dei beni comuni. L’arrivo dei soldi, ma probabilmente anche di una qualche prospettiva politica nel senso voluto dal mercato contribuì alla decisione dell’ingegnere di tenersi Sorgenia, ma anche tutto un ramo d’affari: con i soldi ottenuti infatti l’azienda fece salire al 78% la sua partecipazione a Energia Italiana (Acea, Electrabel, Hera, Iren oltre alla stessa Mps e alla Bnl). Com’è facile vedere si tratta di aziende interessate interessate alla privatizzazione dell’acqua pubblica.

L’ingresso di Mps in Sorgenia, quindi, al di là della piccola quota, era in sostanza una sorta di “garanzia” che l’istituto di credito dava a De Benedetti riguardo ai futuri e affari e non stupisce che il titolo Cir il giorno dopo, schizzò talmente in altro che dovette essere sospeso dalle contrattazioni. Ora è lecito chiedersi se l’ostitlità che il Pd ebbe nei confronti dei referendum e in special modo di quello sull’acqua pubblica, ostilità del tutto incoerente sul piano politico e suicida su quello elettorale (tanto da costringere a un cambiamento dell’ultima ora) non sia derivato dal fatto che i soldi della Fondazione Mps esigevano un prezzo politico. L’ipotesi contraria, che siano stati gli allora Ds a guidare la banca  la banca nel’operazione Sorgenia è certamente più debole, nonostante al presenza di personaggi politicamente ambigui come Bassanini. Del resto non è un caso che De Benedetti sia dentro fino ai capelli nell’operazione “Pd” destinata a “modernizzare” e ad abbassare le resistenze verso la predazione dei beni comuni.

Lo scandalo vero dunque non è che il Pd avesse voce in capitolo nel Monte Paschi, ma soprattutto che il Monte Paschi e i suoi derivati, la sua eticità slabbrata come del resto avviene per tutta la finanza mondiale, avesse voce e che voce nella politica. Una sorta di candidato ombra che gli apparati, le correnti e tutto ciò che attraversa un partito accettavano in cambio della lauta mancia.

 


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