Mps, la mia banca è differente

Creato il 23 gennaio 2013 da Albertocapece


Anna Lombroso per il Simplicissimus 

Mps affonda la Borsa, titolo sospeso a meno 9, mentre viene resa nota la letterea di dimissioni dall’Abi del presidente Mussari nella quale respinge ogni addebito, sostenendo che non ha commesso niente di illecito nella gestione Mps, ma che nell’interesse dell’Abi non può trascinare le banche in polemiche che lo riguardano. «Ritengo di dover rassegnare con effetto immediato e in maniera irrevocabile le dimissioni da presidente dell’Associazione bancaria italiana – scrive -. Assumo questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto all’associazione».

Lettera “corretta”, che si sa che davanti alla legge, alle regole, alla morale e all’opportunità mica siamo tutti uguali, le banche per esempio sono un po’ meno uguali degli altri, tanto che per aiutarle anche quando peccano, con animo compassionevole e istinto alla redenzione, 3,9 miliardi   frutto dell’Imu pagata dai cittadini, verranno indirizzati a porre riparo a certe intemperanze, quei derivati che vengono chiamati con nomi di fantasia come i cicloni, ma evocativi: in questo caso Santorini e il prossimo potrebbe intitolarsi Apocalisse. Si chiamano Monti bond, le obbligazioni, per via della banca sottoposta a questa provvidenziale boccata di ossigeno, ma forse anche come indiretto omaggio al premier, funambolico ideologo di naufragi e salvataggi parimenti iniqui, per qualcuno dei quali il centro-sinistra si mostra eternamente grato.

Eh si mica siamo tutti uguali. Ieri in uno di quegli inappropriati varietà che hanno sostituito con la passerella dell’avanspettacolo, comizi, visite pastorali nei mercati, assemblee in circoli e sezioni ed anche le rimpiante tribune elettorali, a un autorevole esponente della lista per Monti è stato chiesto se c’era un operaio nel novero dei loro candidati. E lui sorridendo senza imbarazzo ha risposto “ma che bisogno c’è? siamo tutti lavoratori!”.

Eh no perbacco, sarò speciosa, sarò ottenebrata dai pregiudizi, ma io continuo a vedere grandi differenze tra un operaio di Pomigliano e il funzionario del Monte dei Paschi di Siena che mi ha rimproverata perché sono andata a pagare l’Imu nell’ultimo giorno utile, permettendomi di guidare una piccola e sterile insurrezione davanti al vetro che sanciva la separatezza dell’Istituto da noi clienti e contribuenti. Si, vedo una differenza tra il ricatto perpetrato ai danni degli operai dell’Ilva: posto o cancro e quello cui sono sottoposti i bancari: spacciare fondi tossici o niente benefit, assediare i correntisti con proposte avvelenate o rinunciare alle provvigioni, fare ricorso a minacce e persecuzioni da cravattari o rimetterci qualche promozione.

Ma si sa i kapò crescono nei lager, gli impiegati zelanti dove c’è più miseria e l’unico diritto che resta è quello di conservarsi ad ogni costo l’occupazione, che ha preso le sembianze di una elargizione che bisogna meritarsi con la fidelizzazione e l’assoggettamento. E anche questo è frutto di quella pervicace politica, di quel sistema di governo ispirati all’alimentazione dell’inimicizia, alla rottura dei fronti, al nutrimento della diffidenza e dell’ostilità, per dividere, per mettere lavoratori contro altri lavoratori, vittime contro altre vittime, cittadini contro altri cittadini, perché nella miseria economica e morale, tutti diventano “altri”, tutti rappresentano un pericolo, una minaccia a possessi ormai miserabili, a privilegi ormai risibili, diventati irrinunciabili quanto non sembrano esserlo più i diritti.

È quello che succede quando la modernità e il progresso promuovono frustrazioni, laceranti divisioni, angosciose frustrazione anziché di indurre pubblica felicità e fiducia nel futuro. E il futuro diventa un sistema aereo e inafferrabile come quelli del gioco d’azzardo, scommesse su un valore promesso e illusorio, che generano titoli derivati da titoli, in una catena di Sant’Antonio e speculazioni che si autoalimentano, originate dall’esigenza di coprirsi dai rischi degli investimenti.   È quello che accade quando  anziché sfruttare il lavoro, si sfruttano i posteri, impegnandone i redditi.

Ed è anche quello che si verifica quando si combinano attività economiche speculative e attività criminali, a carattere industriale, droga, mercato delle armi, gioco, prostituzione e immigrazione illegale, fino al commercio degli schiavi, che pare ormai diventato un obiettivo comune di imprenditori legali ed illegali.

Si, se non siamo tutti uguali, ci penserà questo sistema crudele a rendere più profonda la frattura tra chi possiede e chi non ha, potere, denaro, beni, libertà: anche chi pensa di essere salvo grazie a tremende rinunce, anche chi non percepisce di averle subite è in pericolo, dietro al vetro del suo sportello, alla sua scrivania di manager. Allora forse si produrrà quello che non era mai riuscito, l’unità dei lavoratori, l’affrancamento degli sfruttati, la rivincita degli oppressi.


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