Commeto al film di Jodie Foster. Con Mel Gibson, Jodie Foster,
Soluzione: tagliare.
Di: Renzo Zambello
Sembra che Mel Gibson non riesca a sottrarsi alla fascinazione della Bibbia. La interpreta a suo modo e così, dopo essersi inventato una sua passione di Cristo in “Passion”, cita nuovamente il Vangelo proponendolo letteralmente: “ Se la tua mano ti fa cadere in peccato, tagliala; meglio è per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andartene nella geenna, nel fuoco inestinguibile”. Marco 9, 43. Certo, il personaggio Walter Black, ha dei problemini e forse anche lo stesso Gibson, visto quello che la cronaca racconta. Il film è volutamente autobiografico ma propone anche un’analisi di una società che si risveglia incapace di sognare di scrivere, creare. E’ l’esito di un sogno americano che si è infranto. Però, la soluzione proposta non convince, è in fondo noiosa, puzza ancora una volta di onnipotenza infantile.
Ad esempio, Gibson o la Foster, la sceneggiatura è di entrambi, fanno dire alla ragazza che si diploma che il sogno americano è finito e che non si sono soluzioni miracolistiche, peccato che tutto il film sottenda se non ad un miracolo, ad un capovolgimento radicale della realtà. Soluzione finale: spaccarsi la testa ed eliminare letteralmente, le parti di noi che per natura, questioni personali e sociali ci fanno male e ci limitano. Riconosco, è vero, il film trasmette bene, quasi si sentono, si toccano, le difficoltà personali e di una società che fa sempre più fatica ad integrare aspetti personali e caratteriali antitetici. Però, se peccassero un po’ meno di un fastidioso narcisismo, si sarebbero accorti che la psicoanalisi che loro snobbano ci aveva già da tanto tempo insegnato che solo l’integrazione, non l’eliminazione di ogni nostra parte, è la via della guarigione e della libertà. Lo sa Gibson e la Forest che la trovata di “seppellire” le parti che non ci servono più fu teorizzata ed é stata clinicamente praticata ancora negli anni ’80 da una famosa psicoterapeuta italiana Mara Palazzoli Salvini in Psicoterapia dell’assurdo e, la trovata della marionetta castoro non è altro che l’oggetto transazionale di Winnicott, medico psicoanalista inglese nato ben nel 1896? Evidentemente Gibson e la Foster proferiscono ignorare e fantasticare soluzioni deliranti. E’ difficile rinunciare alle proprie fantasie di essere i primi e, se non è più possibile nel positivo, allora, primi nella follia, nella malattia. No, semplicemente bambini onnipotenti.